Qualche giorno fa il Professor D’Alimonte ha twittato così: “La vecchia Mattarella a un turno solo oggi è rischiosa. Semmai meglio una Mattarella con doppio turno (75% magg. a doppio turno, 25% prop.)”.
Finito di leggere il tweet del Professore ho riflettuto che questo potrebbe davvero essere il sistema elettorale perfetto (ammesso che ne esista uno) per il nostro paese. Pensateci: invece che come un Mattarellum a doppio turno, potremmo considerarlo come un sistema francese corretto.
Gli ammiratori del sistema maggioritario a doppio turno di collegio uninominale (appunto la legge francese) si stanno moltiplicando a quanto pare, perlomeno nella cosiddetta società civile (vedi anche l’appello su L’Espresso a firma Sartori, Ignazi, Bardi e Massari). E a buon diritto, essendo quello francese un ottimo sistema elettorale: taglia le ali estreme, rafforza i partiti di governo, legittima il vincitore nel proprio collegio uninominale e riduce la frammentazione partitica.
Ottimo, dunque. Esistono però, in Italia, almeno due possibili controindicazioni: l’impossibilità di garantire con certezza una maggioranza al vincitore – in presenza di (almeno) tre partiti competitivi – ed il rischio di un’eccessiva sottorappresentazione di alcune forze medio-piccole.
Aggiungendo dunque una parte proporzionale al sistema (appunto il 25% dei seggi), il gioco sembrerebbe fatto: abolendo scorpori e meccanismi astrusi, si potrebbe utilizzare quel 25% dei seggi dapprima (eventualmente) come riserva cui attingere per garantire una maggioranza assoluta (52%, 53% dei seggi?) al partito uscito vincitore dalla sfida nei collegi e poi distribuendo i (restanti) seggi tra le rimanenti liste ammesse al riparto in virtu’ di semplici soglie da stabilire. E’ pensabile – e praticabile -, mi e vi chiedo, un sistema del genere?
Una sola scheda, un solo voto, una maggioranza e una buona rappresentatività. Sarebbe il sistema francese corretto o, se preferite, il Mattarellà.