La televisione, si sa, è lo specchio della società. Nel bene o nel male. Due episodi recenti sono per questa ragione emblematici, tanto più perché capitati a pochi giorni di distanza.
Nella prima scena c’è Paolo Bonolis, forse il più bravo conduttore italiano, certamente quello con la maggiore consapevolezza linguistica, che imita un filippino. Ci sono tutti gli stereotipi: la parrucca, l’assenza della “r”, la professione che tutti si aspettano (il domestico), la sensazione di inconsapevolezza e di bonario buonumore. La trasmissione si chiama “Avanti un altro” (Canale 5).
Nella seconda scena c’è invece Alessandro Bianchi, un comico assai meno noto. Nel corso del suo monologo, senza la minima esitazione pronuncia la frase “Non fate i rabbini, svuotate le tasche”. Lo sketch prosegue senza che nessuno mostri, almeno apparentemente, il benché minimo imbarazzo. La trasmissione si chiama “Colorado caffè” (Italia Uno).
http://video.ilmessaggero.it/showbiz/polemiche_a_colorado_cafe-17804.shtml
Prevedibilmente, la performance di Bianchi è oggetto di reprimenda (sacrosanta) da parte delle istituzioni ebraiche e successivamente della stessa rete e produzione. Il comico si scusa e ammette saggiamente la sua ignoranza e la sua scivolata. Le offese alla comunità ebraica, storicamente presente in Italia, non hanno, per fortuna, cittadinanza nei media tradizionale (non così, purtroppo, sul web). Incidente chiuso, anche se impressiona la leggerezza con cui certi stereotipi (l’avidità degli ebrei) vengono comunemente veicolati.
Assai meno prevedibilmente, la gag di Bonolis scatena una reazione analoga da parte di molti giovani filippini residenti in Italia, alcuni tra questi di cittadinanza italiana. Per nulla divertiti, si offendono della lunga serie di luoghi comuni incarnati dal presentatore, si indignano per l’inno nazionale deriso dagli attrezzi per pulire, non apprezzano affatto la coincidenza temporale con il tifone che ha appena sconvolto le Filippine. Scrivono sui social network, sui blog, sui siti. Attirano l’attenzione sulla loro protesta virale, e una foto si guadagna il primato: vi si vede un giovane di origine filippine al momento della sua laurea alla International School of Milan. Una scritta a fianco spiega che è grato a suo padre, portinaio, e a sua madre, “filippina” (cioè domestica), per l’opportunità di studiare che hanno dato a lui.
Sono passati pochi anni dall’eccezionale gag del filippino nella lavatrice, proposta da Marco Marzocca e Serena Dandini per la prima volta all'”Ottavo Nano” nel 2001, ma la società italiana è cambiata.
http://www.youtube.com/watch?v=U1ObCg58CZ0
La sensibilità è cambiata. I figli degli immigrati sono cresciuti, si sentono italiani, non tollerano più supinamente. Capiscono la lingua più e meglio dei genitori, e hanno più tempo per guardare la tv. Magari hanno i nervi troppo scoperti (una gag sui napoletani o sui romani sarebbe stata più accettabile?), ma sentono giustamente che i tempi sono maturi per conquistarsi un posto nella società diverso da quello riservato ai genitori.
Paolo Bonolis si è trovato sul confine di un’epoca, senza colpa e certamente senza cattive intenzioni. Involontariamente, è stato un testimone del progresso dei diritti.
Un paese dove ci si indigna è un paese migliore. Un paese migliore è un paese dove tutti sono integrati. Ma non c’è integrazione che non passi per la protesta, per la lotta, per i diritti, per l’affermazione di un senso di comunità di cui essere orgogliosi.