Oggi non avevo intenzione di parlare di OGM.
Volevo, a dir la verità, riprendere l’argomento dell’ultimo post sui “trucchi” per riconoscere le pseudoscienze ed aggiungere numerose osservazioni, peraltro segnalatemi, che non avevo avuto tempo di inserire e che reputo lo stesso molto importanti.
L’ennesimo articolo del Corriere della Sera sugli OGM, però, mi ha fatto cambiare idea e riflettere sul fatto che, forse, i due argomenti non siano poi così distanti.
Se c’è infatti un tema che, forse più di tutti, viene trattato male dai media (televisioni, giornali, internet) e dove si dicono cose fantascientifiche, senza uno straccio di dato, quello é proprio la questione degli OGM. Ma veniamo all’articolo.
Giusto qualche giorno fa (29 Ottobre) era uscito un articolo, che occupava un’intera pagina, dove si parlava di EXPO e la possibilità concreta di non “aprire” alle biotecnologie, con il rischio di escludere molti Paesi importanti dall’evento, primo fra tutti gli Stati Uniti.
Vi era una prima parte quasi politica, dove si analizzano i pro e i contro del chiamare multinazionali estere all’evento e il fatto che ci fossero o meno industrie disposte ad investire, e di seguito una seconda parte con due interviste, un contrario e un favorevole.
Ma a favore di cosa? degli OGM? Della presenza degli OGM all’Expo?
Effettivamente sembrava si stesse parlando proprio dell’essere a favore o contro gli OGM in toto e non, come ci si aspetterebbe, di chi è favorevole o contrario all’accettazione di multinazionali del biotech a un grande evento internazionale. E non è la stessa cosa perché gli OGM, non mi stancherò mai di dirlo, sono tali solo ed esclusivamente per via di una tecnica, non sono un singolo prodotto, né tanto meno una multinazionale e inizio anche ad essere un po’ stufo di sentir dire che “noi siamo contro per valorizziamo la qualità e la biodiversità invece della quantità“.
Soprattutto, sono stufo di sentire persone che per dare addosso, per i loro anche validi motivi, alle multinazionali gettano fango su una tecnologia, senza peraltro conoscerne granché, che si fa anche nelle Università pubbliche e nelle quali si progettano prodotti che sarebbero utilissimi e che solo dei costi burocratici e normativi impensabili rendono assolutamente inservibili e destinati a morire.
Ammetto però di essere rimasto quasi sorpreso nel vedere le due posizioni a confronto, anche se, come già detto nell’ultimo post, non mi piace l’idea che a parlare di OGM sia un medico, pur autorevole come Veronesi, piuttosto che un ricercatore in biotecnologie vegetali, anche per alcune affermazioni pro-biotech che sono “spot” e non aiutano a chiarire.
Una posizione quasi neutrale durata molto poco visto che, tempo qualche giorno, il Corriere ha dedicato un altro paginone agli OGM con l’intervista a Giulia Maria Crespi, presidente onoraria del FAI (Fondo Ambiente Italiano). L’imprenditrice parte in quarta utilizzando i maggiori luoghi comuni sugli OGM o comunque argomentazioni, come le malefatte della Monsanto o il fatto che la monocoltura aumenti la desertificazione, che non sono sinonimi di OGM.
Come se non esistessero prodotti OGM utilizzabili in piccoli terreni, come se non esistessero colture distribuibili gratuitamente, e nonostante questo ancora ostacolate, dopo più di un decennio dalla loro progettazione.
Addirittura si parla di una potente mafia che spinge per l’introduzione del biotech in Italia.
Sarà quella mafia che dal 2002 non permette quasi sperimentazioni in campo? Sarà quella mafia che nel 2010, nel 2012 e almeno due volte nel 2013 ha permesso vandalismi a campi privati o distruzioni di campi sperimentali pubblici sotto ordine di fondazioni private contrarie alle biotecnologie? Sarà quella mafia che, nonostante il parere di quasi tutta la comunità scientifica, ha permesso di utilizzare un articolo senza alcun fondamento scientifico come motivo per invocare una clausola di salvaguardia sperando che l’Europa non ci punisca con sanzioni?
Tutto questo mentre continuiamo ad essere bombardati da telegiornali e giornali di luoghi comuni sul made in Italy, sulla biodiversità e sul cibo “naturale” contrapposto a quello di Frankenstein.
Vi lascio con questo video che mi ha dato un po’ di ottimismo perché, per la prima volta, ho sentito parlare di “biologico, OGM o tutte e due” come possibili soluzioni per il futuro.
Se capissimo anche solo questo concetto, ovvero che le contrapposizioni tra biologico e OGM, tra qualità e quantità, sono perlopiù fittizie, sarebbe già un enorme passo avanti e forse ci permetterebbe di focalizzare meglio i problemi per cercare di risolverli davvero.
Federico Baglioni
@FedeBaglioni88