La pelle di zigrinoLa Cancellieri salga in Sella. E si dimetta

Cancellieri Dimissioni In soccorso al Ministro Cancellieri per l'affaire Ligresti è intervenuto persino l’ex collega di dicastero Clemente Mastella, rassicurando gli accigliati critici che q...

Cancellieri Dimissioni

In soccorso al Ministro Cancellieri per l’affaire Ligresti è intervenuto persino l’ex collega di dicastero Clemente Mastella, rassicurando gli accigliati critici che quella delle telefonate è una prassi invalsa in via Arenula. Per carità: se lo ha detto Mastella, non ci resta che chinare il capo.

Ma la Cancellieri ha – meritata – fama di essere donna tutta d’un pezzo, irreprensibile servitore dello stato, da Prefetto prima e da Ministro poi. E da lei ci si potrebbe, se non proprio dovrebbe, attendere uno standard significativamente più elevato di quello in uso nel belpaese.

Per carità, il nostro personalissimo gusto è ancorato all’esempio, piuttosto fané, di Quintino Sella. Questi appena nominato Ministro delle Finanze del Regno, in una lettera del 21 ottobre 1864 al fratello Giuseppe Venanzio, scriveva che l’incerta durata dell’incarico governativo rendeva sì inopportuno il suo ritiro dalla società di famiglia e che, in ogni caso “non avrei tempo in questo momento di introdurre altre modificazioni nell’atto nostro di società, perché mi ci vorrebbe qualche ora di studio, mentre non posso disporre di minuti”.

Non pago, Quintino Sella però chiede al fratello Venanzio se questi ha difficoltà nell’assumere “l’impegno d’onore che per tutto il tempo in cui rimango al Ministero non farai alcun contratto con il Governo”. Il fratello di Quintino Sella accettò l’impegno, ritenendolo congruo sacrificio rispetto a quelli già assunti da Quintino per il bene dello stato.

Per Sella non si trattò di un caso isolato. All’epoca della sua elezione in Parlamento farà emendare lo statuto della società di famiglia, la Ditta Maurizio Sella di Biella, con un codicillo che, in articolo unico, recitava più o meno così: “La Ditta Maurizio Sella non concorrerà più ad alcuna provvista o contratto con Governo finchè il fratello Quintino sarà Deputato al Parlamento”.

Insomma, per farla breve: per chi investa cariche pubbliche dovrebbe valere il principio che le legittime relazioni personali non possano mai travalicare l’istituzione. Anche quando lo facciano, o provino a farlo, per legittimi o meritori motivi. I rappresentanti delle Istituzioni sono tenuti ad uno standard superiore di condotta. Non per punizione, per carità di patria. Ma per rispetto delle istituzioni stesse, che devono essere tenute al di fuori di ogni sospetto.

E’ vero che dai tempi di Sella molta, troppa acqua sotto i ponti è passata. Ed è altrettanto tristemente vero che tra l’etica pubblica di un qualsiasi ministro balneare ed un Quintino Sella corrano migliaia di sfumature. Ma non è un offesa o una ripicca contro la Cancellieri invitarla a prediligere gli austeri toni del biellese, piuttosto che la morale del così fan tutti fin troppo di moda.