LOMBARDIA NEXT STATE IN EUROPELo Stato italiano inceppa l’eccellenza del Made in Lombardy

E’ rischio crisi per il distretto armiero gardonese. Le cause? Di certo non la congiuntura economica o l’appetibilità del prodotto bensì la burocrazia, o per meglio dire, la cronica inefficienza d...

E’ rischio crisi per il distretto armiero gardonese. Le cause? Di certo non la congiuntura economica o l’appetibilità del prodotto bensì la burocrazia, o per meglio dire, la cronica inefficienza dello Stato italiano.

Non più tardi di qualche giorno fa, i dati diffusi dal Banco di prova delle armi portatili di Gardone Valtrompia – relativi ai primi dieci mesi del 2013 – mostravano un incremento pari al 20% nei test delle armi da fuoco rispetto allo stesso periodo dell’anno passato.

A prescindere da più ampie valutazioni morali o ideologiche sulla produzione e vendita di armi da fuoco si tratta indubbiamente di dati incoraggianti, frutto dell’abilità delle nostre imprese di sapersi espandere sui mercati più attivi fornendo un prodotto di eccellente qualità a costi concorrenziali.

E’ l’export, appunto, a rappresentare la quota di mercato nettamente più rilevante; oltre il 96 % della produzione armiera è destinata a mercati esteri e una rilevantissima parte di questa – circa il 50 % – è diretta in Paesi extra europei, Stati Uniti e Canada in primis.

Ma là dove, crisi e recessione nulla possono, ad arrivare a mettere i bastoni tra le ruote lombarde giunge lo Stato italiano nelle sue rivelazioni migliori: inefficienza e noncuranza dei – nostri – interessi.

In recepimento del regolamento UE n. 258 del 2012 – funzionale alla repressione del traffico clandestino di armi – il Ministero dell’Interno ha istituito l’Autorità nazionale per il controllo delle esportazioni extraeuropee delle armi sportive (da caccia e civili) la quale si sarebbe dovuta sostituire alle questure, fino ad oggi competenti al rilascio delle autorizzazioni per le esportazioni extraeuropee.

L’uso del condizionale, quando si parla di questioni italiane, è d’obbligo; difatti, ad oggi, la nuova autorità – sebbene istituita – non è operativa in quanto esistente solo sulla carta.

Questa vacatio ha determinato il blocco delle esportazioni extra UE causando, con effetto a catena, anche la paralisi produttiva stante il divieto per le aziende di stoccare armi oltre un limite stabilito pena la revoca della licenza.

Questa situazione di stallo, che si protrae oramai da fine settembre – per un danno alle imprese valtriumpline quantificato in circa 15 milioni di euro a settimana – sta mettendo a rischio più di un centinaio tra grandi e piccoli produttori nonché le aziende dell’indotto che vivono di riflesso alla produzione armiera.

Lo Stato italiano, ancora una volta, si dimostra per le imprese lombarde un ostacolo, un freno sulla via dello sviluppo; tanto presente nel momento di riscuotere tasse o introdurre balzelli quanto assente nel momento di fornire il minimo servizio.

Per quanto tempo ancora dovremo chinare il capo senza obbiettare dei torti subiti?

E’ giunta l’ora di dire basta e di porre fine alle patetiche quanto futili “discese a Roma” nella speranza di mendicare inutili promesse, peraltro sistematicamente disattese dal primo Ministro di turno: si tratta di dignità, una condizione imprescindibile che oggi come non mai fa rima con indipendenza.