A urne chiuseQuer pasticciaccio brutto dei vendicatori dei 101

In questi mesi di preparazione per le primarie del Partito democratico c'è stato un argomento costantemente chiamato in causa, chiaccherato e reso oggetto di vicendevoli frecciate e accuse: quello ...

In questi mesi di preparazione per le primarie del Partito democratico c’è stato un argomento costantemente chiamato in causa, chiaccherato e reso oggetto di vicendevoli frecciate e accuse: quello dei 101 franchi tiratori, i delegati del PD che il 19 aprile scorso impedirono l’elezione di Romano Prodi a Presidente della Repubblica. Lo stesso numero – centouno – richiama una ferita aperta nella storia del giovane PD, nel cui pantheon Prodi occupa senza dubbio un posto di rilievo. 

Molti detrattori e avversari di Matteo Renzi – fin dalle prime ore seguite all’accaduto, come racconta Marco Damilano nel suo instant book “Chi ha sbagliato più forte” – hanno sostenuto e sostengono che il sindaco di Firenze abbia avuto un ruolo nell’affossamento della candidatura del professore bolognese. In una postfazione al libro “Chi ha suicidato il PD” di Alessandro Gilioli, il candidato alla segreteria Pippo Civati poco tempo fa scriveva:
 

Chi, quella sera, dopo la quarta votazione, si è precipitato ad affermare che Prodi non c’era più, prima che lo stesso Prodi lo dicesse, o è molto precipitoso o sa chi sono i 101 e ha una qualche relazione con loro.

 
Il riferimento è proprio a Renzi, che annunciò per primo che la candidatura di Prodi non era più percorribile; tuttavia – Civati non lo precisa nel suo scritto – il sindaco fu anche il primo a sostenerla. Non solo: Damilano nel suo libro racconta di come molti (come la filiera toscana dei grandi elettori) scelsero di non votare Prodi per danneggiare Renzi.

In ogni caso, oggi il dibattito sul tema si arricchisce di due nuovi pareri illustri, quello di Sandra Zampa – deputata e portavoce di Romano Prodi – e quello di Arturo Parisi, nume tutelare dell’Ulivo e prodiano di ferro. Zampa, anch’ella autrice di un libro sulla vicenda e politicamente vicina a Civati, dichiara: «Nel mio libro si dimostra che Renzi non c’entra con il boicottaggio di Prodi. Anzi, hanno colpito il Professore per colpire anche il Sindaco». 

Parisi, invece, intervistato dalla Stampa, dichiara che voterà Renzi «perché oggettivamente è quello che più avvicina la meta per la quale venti anni fa ci mettemmo in cammino». Insomma, gli altri saranno anche #101free, avranno anche il monopolio di citazioni dell’ex premier, manterranno anche seri sospetti riguardo al ruolo giocato da Renzi in quel giorno triste per la sinistra italiana. Ma gli unici due a essere più prodiani di Prodi, a quanto pare, la pensano molto diversamente.

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