In viaggio con TancrediUn bambino nell’enclave

Una manciata di mesi fa, ho fatto visitare per la prima volta a mio figlio un paese straniero, anzi due: la Danimarca e la Svezia, in un viaggio solo, rimbalzando con l’aereo in Germania. Roma-Fra...

Una manciata di mesi fa, ho fatto visitare per la prima volta a mio figlio un paese straniero, anzi due: la Danimarca e la Svezia, in un viaggio solo, rimbalzando con l’aereo in Germania.

Roma-Francoforte, Francoforte-Copenaghen

Dopo la Sirenetta, il Museo nazionale per bambini, la gita in treno sino alla cittadina svedese Malmö, il pane col burro, ecco l’enclave anarchica Christiania (http://it.wikipedia.org/wiki/Christiania).

Entri che sembra un parco giochi, esci col magone e non sai nemmeno perché. Non sai se è stato l’intenso profumo di marijuana o la consapevolezza di aver attraversato un posto che sembra una fabbrica abbandonata che ti lascia addosso la sensazione di una cosa viva che c’era e adesso non c’è più.

Tancredi, ignaro di tutto, ha percorso Pusher Street, sbirciato dentro gli edifici super colorati, rincorso i cani e passeggiato – adesso inchiodato da me al passeggino – nella stradina che costeggia il fiume e ti porta fuori dall’enclave, lasciando alle spalle tutto quello che hai visto e sentito sino a quel momento.

Abbiamo visto: rimproverare chi scattava foto (lì dentro è proibito), un’officina stracolma di penumatici, una scuola colorata e piena di giochi fatti a mano per i bambini nati e cresciuti lì, tante tantissime case/baracche che sembravano rifugi di elfi nel bosco, bambini che bevevano birra, cani, capelli lunghi e barbe.

Christiania per noi quel giorno è stato questo, e un cartello che salutandoti diceva “You are now entering the Eu”.

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