Sta per iniziare il 2014; si avvicina il centenario della ‘Grande Guerra’. Ci siamo abituati a decenni di pace (che paradossalmente hanno portato alla peggiore crisi economica della modernita’), in Europa e nel mondo, ma durera’? O piuttosto rischiamo altre ‘grandi guerre’? Il National Intelligence Council degli USA (che include anche la CIA) prevede turbolenze verso il 2025. Problemi e tensioni di vario tipo non mancano gia’ adesso.
Tra pochi anni gli USA potrebbero non essere piu’ la prima economia del mondo; lo sono stati ininterrottamente dal 1880 circa. Considerando il ritmo di crescita cinese, la somma dell’economia di Pechino con quelle di Hong Kong e Macao (e Taiwan?), le sue vaste zone di ‘sommerso’, il ‘sorpasso’ potrebbe avere luogo prima di quanto si pensi. Come la prenderanno a Washington? Accetteranno a cuor leggero? Che cosa succedera’ poi in Medio oriente, tra tensioni e conflitti causati anche dall’insipienza americana? E in Estremo oriente, dove Cina, Giappone e Corea del Sud continuano a guardarsi minacciosamente? In Asia centrale, inoltre, tutto (o quasi) sembra tranquillo, ma l’abbondanza di risorse potrebbe portare a tensioni tra Cina e Russia, e forse anche altri. I focolai non mancano di certo, e chiamano in causa grandi potenze, in un mondo sempre piu’ multipolare.
Ma perche’ 2025? Gli studi sui cicli economici dicono che in quegli anni potrebbe esserci una forte flessione, con conseguenti ripercussioni politiche. Il problema e’ che in occidente siamo messi male gia’ adesso, e non poco…dagli USA alla Germania, si naviga a vista…
Innanzitutto, scordiamoci l’Asia. La sua regione centrale, ormai prossima al ritiro USA dall’Afghanistan, e’ controllata da Russia (militarmente) e Cina (economicamente). In Medio oriente, l’Arabia Saudita, irritata dall’inazione USA, sta cercando nuovi partners, dalla Russia alla Cina: quest’ultima, d’altra parte, gia’ dal 2012 ne e’ diventata il principale importatore. Anche vecchi amici degli USA come Turchia, India e Giappone, se ne stanno allontanando. Ankara guarda con favore alla Cina e a Mosca, nonostante divergenze con quest’ultima (vedi la Siria), e come darle torto, dal momento che la Turchia e’ uno dei principali paesi di transito di gasdotti? L’India ha antiche ruggini con la Cina, che oggi pero’ e’ il suo secondo ‘trade partner’, davanti agli USA…Delhi ha poi ottime relazioni con Mosca, e guarda con interesse all’Unione Eurasiatica di Putin. Quanto al Giappone, le scelte di Abe sono sempre piu’ nazionaliste e c’e’ voglia di maggiore autonomia da Washington, che oltretutto e’ percepito come un ‘protettore’ in chiaro declino. Insomma, pare davvero di essere all’inizio di un’era ‘asiatica’ delle relazioni internazionali, in cui c’e’ un ruolo per la Russia, gli USA sono in calando, e l’Europa non esiste.
Quest’ultima, intesa come UE, e’ ferma al palo; non e’ neppure arrivata a Kijev. Gli ucraini si interrogano; che ruolo potrebbero giocare nella nascente Unione eurasiatica? Al momento, gia’ esiste un’unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan. L’Armenia ha formalmente deciso di unirsi lo scorso settembre, sorprendendo le cancellerie europee. Chiusa tra vecchi nemici, Turchia e Azerbaijan, che cosa doveva mai fare? Attendere in linea la Signora Ashton o aspettare una dichiarazione di Barroso? L’eurofila Georgia (ma fino a quando?) intanto prende tempo, e comunque non ha detto di no. Proprio la guerra in Georgia del 2008 pose fine all’avanzata a Est dell’occidente.
Soprattutto negli anni novanta, gli USA provocarono ed umiliarono Mosca, cercando di trasformare la Russia in uno stato vassallo, portando la NATO e l’UE (che di Washington e’ un vassallo!) in Europa orientale, e improvvisando un’economia di mercato in un paese reduce da settant’anni di socialismo. Un pozzo senza fondo cui la Russia ha reagito, in modo muscolare e aggressivo, ma per ora senza arrivare ad un confronto diretto. Con l’Ucraina pero’ occorre stare attenti, anche perche’ un terzo dei suoi abitanti sono russofoni. Che cosa puo’ offrirle poi un’UE gia’ disastrata di suo, e che ora ha anche perso la famosa ‘tripla A’ di Standard&Poor’s?
Qui una guerra strisciante c’e’ gia’, e sta assumendo le forme di una lotta per la sopravvivenza. Le stesse statistiche UE dicono che nell’unione 120 milioni di persone sono a rischio povertà; tra di esse, il 27% dei bambini (quasi un terzo). Parlando di singoli paesi, gli italiani a rischio sono circa il 30%; tanti, ma attenzione…nella ‘grande’ Germania la cifra supera il 16% – non poco, per uno Stato idealizzato come modello di virtu’ economica. La realta’ di uno scontro intergenerazionale e’ anche dibattuta in un paese come il Regno Unito dove pure, per tutta una serie di motivi, le tensioni tra giovani e meno giovani sono piu’ attenuate che sul continente. Se l’europeo del futuro prossimo e’ giovane, disoccupato, disilluso, arrabbiato e sempre piu’ povero, che cosa fa? Magari vota all’estrema destra (vedi Grecia e Ungheria), magari si fa catturare dalla Marine Le Pen di turno, e piu’ in generale se la prende con la democrazia rappresentativa. Rappresentativa di chi? Degli interessi e delle aspirazioni di chi? Dai Piraten ai Forconi, esempi di attacco alla rappresentanza gia’ non mancano. Dove vogliamo arrivare, in Italia ed in Europa? A guerre civili? A soluzioni autoritarie, magari non fasciste ma alla Putin?
Uno dei massimi consiglieri del presidente russo, Sergej Karaganov, dice a chiare lettere che il presente del mondo e’ sul Pacifico, e il futuro prossimo si giochera’ sugli scacchieri dell’Artico (per le risorse, su cui si sa ancora poco) e dell’Oceano Indiano. L’Europa stara’ a guardare. La Cina e’ arrivata sulla Luna; noi, con buona pace della ‘Strategia di Lisbona’ e dell’economia della conoscenza’, no.
Ci vorra’ una guerra per tirare fuori l’Europa dai guai? E’ una sorta di necessita’ fisiologica? Il punto e’ che andando avanti cosi’ ci arriveremo. Se le classi politiche non daranno risposte alla crisi, le tensioni sociali esploderanno. Qualche illuminato poi (Hollande ci ha gia’ provato un paio di volte) cerchera’ di scaricare le tensioni all’esterno, e avventurarsi in qualche ‘crociata’. Chissa’ come ne usciremmo…lo chiediamo agli ‘esperti’ della Commissione Europea?