Di recente un partito italiano che si definisce indipendentista ha stabilito dei rapporti volti ad un’alleanza politica con il Front National di Marine Le Pen, partito di estrema destra francese. Non è la prima volta che lo stesso partito italiano strizza l’occhio a movimenti esponenti di una destra populista, i quali in modo non troppo velato alimentano la nostalgia nei confronti della dittatura fascista. Questo fatto di cronaca politica ci può stimolare a ragionare sui rapporti tra l’indipendentismo, la volontà di secedere dallo stato italiano, e l’ideologia fascista e la nostalgia per il ventennio. Per troppi anni abbiamo assistito ad un’ambiguità perpetrata dalla Lega Nord su questi temi, che ha sempre accolto tra le sue fila persone apertamente ispirate da ideali fascisti, e che rimpiangono il ventennio di dittatura fascista. La Lega Nord, che da decenni rappresenta nulla più che un partito di estrema destra italiano, ha pertanto glissato su questo tema, spesso contrastando apertamente le commemorazioni nelle città lombarde della liberazione dal potere fascista. Una volta che abbiamo quindi assodato che la Lega Nord non è un partito indipendentista ma semplicemente un partito italiano di estrema destra, possiamo però fare delle riflessioni su questa ambiguità: è possibile coniugare l’indipendentismo con un giudizio positivo del ventennio fascista? Partiamo da alcuni presupposti: l’ideale indipendentista non è né di destra né di sinistra; spesso abbiamo assistito ad una serie di movimenti politici indipendentisti a livello europeo caratterizzati da un’ideologia di destra o di sinistra. Questo non riguardava però l’idea stessa dell’indipendenza delle rispettive nazioni in sé, ma gli ideali a cui ci si intendeva ispirare nella costruzione della nuova realtà statale una volta ottenuta la libertà. È importante definire la totale estraneità dell’indipendentismo dalle dinamiche destra-sinistra proprio per non ripetere gli errori già fatti in Lombardia, e per evitare di ghettizzare ulteriormente un’idea che si propone di unire tutti i lombardi. Detto ciò possiamo concentrarci sull’indipendentismo e sul suo legame con lo spirito antifascista. Dal mio punto di vista indipendentismo e antifascismo sono concetti legati indissolubilmente, e il primo senza il secondo è di certo contraddittorio. Guardando indietro agli ultimi 150 anni di storia, non possiamo non pensare che la dittatura fascista sia stata il momento massimo di sfruttamento e schiavitù della nazione lombarda da parte dello stato italiano. Per la prima, ma purtroppo non ultima, volta abbiamo assistito al sistematico tentativo di cancellazione della nostra identità nazionale, sostituita da un aborto culturale quale è l’identità nazionale italiana. Mai come nel fascismo abbiamo assistito soprattutto ad un evidente tentativo di eliminazione di ogni forma di democrazia , con la creazione di una dittatura autoritaria se non totalitaria. Come può un indipendentista giudicare positivamente quanto appena illustrato? A mio parere non può! Per prima cosa appunto non vedo come si possa non condannare tale tentativo di distruzione della nostra cultura. Nel sistema di istruzione italiano all’inizio degli anni 20 cominciavano timidamente a farsi largo le teorie di Graziadio Isaia Ascoli sulla rivalutazione delle lingue locali, con una parziale e di certo insufficiente riscoperta delle culture locali; il fascismo invece ha segnato un involuzione incredibile e ha imposto una cultura dittatoriale che vedeva nel culto dello stato e dell’inesistente nazione italiana la sua colonna portante. Perseguire l’indipendenza della propria nazione inoltre significa volerne l’autodeterminazione, ovvero la presa di coscienza da parte della popolazione di appartenere ad una comunità nazionale e la possibilità di decidere democraticamente se dividersi da uno stato, unirsi ad un altro o crearne uno nuovo. Tutto questo si basa appunto sul diritto di autodeterminazione, ovvero il diritto democratico di un popolo di decidere dal proprio futuro, in particolare dello stato in cui vogliono vivere. È pertanto evidente che non possa esistere nessuna concordanza tra l’ideale indipendentista e quello fascista. Il modello fascista è infatti la negazione della democrazia, vista come d’ostacolo all’affermazione totale dello stato. L’indipendenza passa dall’esatto opposto del fascismo: l’esaltazione della democrazia diretta come unico modo per restituire la vera sovranità alle comunità nazionali come quella lombarda. È giunto il tempo di smettere di tollerare ambiguità, e di chiarire apertamente quello che deve essere uno dei pilastri del nostro essere indipendentisti!
Lombardia antifascista! Lombardia libera!
Juri Orsi