Le tappe di una caduta sono tre: la rincorsa, il salto e la caduta nel vuoto, in attesa dello schianto. Questa storia non fa eccezione alla regola.
2 agosto 2013. Prima tappa, la rincorsa. Enrico Letta, al termine di un Consiglio dei ministri che approva «il decreto per la tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo», dice in conferenza stampa: «Diamo lavoro a 500 giovani per la cultura», e continua specificando che si tratta di «un’opportunità di lavoro offerta a 500 giovani per un periodo determinato di tempo sullo sviluppo della digitalizzazione e della catalogazione del patrimonio culturale del Paese».
3 ottobre 2013. Seconda tappa, il salto. La Camera approva la conversione in legge del Decreto legge Valore Cultura. Il giorno dopo, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, la legge entra in vigore.
6 dicembre 2013. Terza tappa, la caduta libera, in attesa dello schianto. Il Ministero dei Beni Culturali pubblica il bando per la ricerca e la selezione dei 500 giovani laureati che parteciparanno al progetto 500 giovani per la cultura. Le caratteristiche richieste per poter partecipare alla selezione sono le seguenti: avere meno di 35 anni, essersi laureati con una votazione non inferiore a 110/110 ed essere muniti della certificazione internazionale di livello B2 per la lingua inglese. Giustamente lo Stato cerca i migliori, almeno sulla carta.
I 500 giovani che verranno selezionati saranno impegnati dalle 30 alle 35 ore alla settimana, a fronte di uno stipendio lordo annuale di 5000 euro. Al mese, e al netto di tutto, fa circa 416 euro.
Spesso i fatti si commentano da soli. Questo è uno di quei casi. Non aggiungerò altre parole, mi manca la voglia.