Una vita, un patrimonio, un impero. Manlio Cerroni, presidente di Co.la.ri (Consorzio Laziale Rifiuti) è stato arrestato a Roma insieme ad altre sei persone con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti. Cerroni, 87 anni, non è un imprenditore qualunque: è il patron di Malagrotta, 230 ettari che ne fanno la discarica più grande d’Europa, un corpaccione gigantesco che per trent’anni ha ingurgitato i rifiuti di Roma, Città del Vaticano, Ciampino e Fiumicino. L’impianto avrebbe dovuto chiudere nel 2004 ma in virtù di proroghe ed emergenze continue ha tenuto botta fino a ottobre 2013 dopo una sequela di rimpalli istituzionali e proteste degli abitanti.
Il sito, più volte incriminato perché contrario alle normative europee e definito «maglia nera del paese» dall’Eurispes, non è l’unico gioiello nel portafoglio di Cerroni che negli anni ha fatto affari in giro per il mondo con lo smaltimento di rifiuti. Fatturati da centinaia di milioni di euro, migliaia di dipendenti, corrispondenze fino a Sidney. Originario di Pisoniano, una villa all’EUR e la passione per l’As Roma, l’imprenditore ha intessuto rapporti politici con le amministrazioni capitoline e consolidato un potere tanto incisivo quanto nascosto: per decenni Cerroni ha avuto in pugno la Capitale con le sole chiavi dell’impianto di Malagrotta, polmone vitale per smaltire i rifiuti della città eterna.
Forse anche per questo qualcuno gli hanno affibbiato il titolo di «ottavo re di Roma». Oggi nell’ottica dell’inchiesta il gip Maurizio Battistini rilancia: «Cerroni è senza dubbio il capo, promotore, organizzatore e dominus incontrastato del sodalizio». Che comprenderebbe anche Bruno Landi, ex presidente della regione Lazio ora agli arresti: «Sapeva relazionarsi con i pubblici funzionari al fine di pilotare l’attività della pubblica amministrazione verso il perseguimento dei desiderata di Cerroni». Con tonnellate di rifiuti destinati alla differenziata mai trattati e finiti a Malagrotta nonostante i proprietari incassassero milioni di euro.
Dalla discarica romana Cerroni ha visto ingrossarsi un tesoro: il Comune ha versato 0,044 euro per ogni chilo di immondizia, circa 44 milioni di euro l’anno. Eppure il re dei rifiuti, che a Roma opera da anni con i galloni del monopolista, ha sempre puntualizzato: «A Malagrotta abbiamo praticato la tariffa più bassa d’Italia, con riferimento ai prezzi di mercato questo ha consentito alla città di risparmiare dai 30 ai 50 euro a tonnellata, dunque da 1 a 1,6 miliardi di euro». E in una nota inviata all’ex sindaco Alemanno, prima di citare Leopardi, rivendicava: «Malagrotta è il fiore all’occhiello di Roma».
Da anni gli abitanti della Valle Galeria, quartiere in cui sorge la discarica, sono in guerra. Cattivi odori, inquinamento, tassi di mortalità sospetti hanno rappresentato un incubo quotidiano. Tra i problemi anche il percolato che, riporta un dossier Eurispes, «è penetrato nel suolo ed è arrivato fino alla falda, inquinandola». A ciò si aggiunga che le colline su cui sorge la discarica si abbassano di un metro ogni anno sotto il peso dei rifiuti formando laghetti di acqua piovana. «Qui – prometteva Cerroni – aprirò un Central Park romano, trasformerò la discarica in una grande area verde aperta al pubblico. Anche il parco di New York era l’antico mondezzaio». Con qualche anno di distanza gli fa eco il sindaco Marino: «Malagrotta sarà trasformata in un parco con 100.000 alberi».
Molto attento a quello che i media dicono di lui, l’imprenditore (ma tutti lo chiamano avvocato) è solito vergare inserzioni sui quotidiani locali e rispondere agli articoli di stampa per difendere l’attività della discarica. Non manca nemmeno una fitta corrispondenza con le istituzioni: sindaco, prefetto, ministri. Nel marzo scorso ha preso carta e penna per rimproverare Repubblica, che sussurrava di alcuni rapporti di Cerroni con la malavita organizzata: «Malagrotta è stata la salvezza di Roma, dopo l’appellativo di benefattore che mi sono dato oggi mi sento missionario, chiamato a salvare Roma dall’emergenza rifiuti». Pochi mesi prima un altro reclamo urlato a Malagrotta davanti a un codazzo di giornalisti: «Quand’è che il sindaco ci manda la carrozza per portarci in Campidoglio e ringraziarci per quello che abbiamo fatto per Roma?».