Prendere i mezzi pubblici è raramente un piacere. C’è da aspettare, da sgomitare, da sperare di arrivare a fine corsa ancora col portafoglio in tasca e l’orologio al polso. Se però si ha la fortuna di trovare un posticino a sedere, magari lontano dai grandi flussi di salita e discesa, il magma caotico delle pance piene di bus e tram comincia a prendere forma come fosse un grande quadro oppure la pagina di un racconto. Le gomitate diventano volti, i volti storie. E il tragitto si trasforma in viaggio.
Ecco il decalogo semiserio delle facce da mezzi pubblici: dieci fenotipi che incontrerete in metro, bus e tram.
L’HABITUÈ
Inconfondibile, è superaccessoriato come una macchina full optional, solo che i suoi accessori servono per il viaggio in metro. È sapientemente vestito a cipolla per non sudare, ha sempre qualcosa in mano per passare il tempo – nella migliore delle ipotesi un iPad con tutta la filmografia di Blockbuster scaricata, nella peggiore un libro – Ma soprattutto l’habituè lo riconoscete da come scende: si alza a colpo sicuro quando le porte stanno per aprirsi e indovina la fermata giusta senza nemmeno alzare lo sguardo sul tabellone. È la medaglia d’oro del trasporto pubblico locale.
LA SIGNORA DI PASSAGGIO
Non prende quasi mai i mezzi pubblici e, ogni volta che sale su un vagone della metro o un autobus, si ricorda immediatamente perché. Non si avvicina a nessuno, non tocca niente e tiene la borsa stretta a sé, pugni chiusi sui manici. Lo sguardo è la sua carta d’identità: occhi circospetti, sospettosi e attenti al momento in cui si potrà – finalmente! – scendere. È la Chanel dei mezzi pubblici: vederla ben vestita e profumata, diciamolo, dà un po’ di tono a tutta la situazione.
L’ADOLESCENTE
Cosa facessero i teenager sui mezzi pubblici prima dell’invenzione di smartphone, tablet e altra ingegneristica elettronica resta per molti un mistero. Non gli vedrete mai gli occhi, chini su qualche display; non gli vedrete mai le orecchie, tappate da cuffie mini o maxi. Ma li sentirete, oh se li sentirete! Perché intenti a whatsappare all’amico di turno vi tireranno sicuramente una zainata sugli stinchi. Perché l’adolescente è quasi sempre studente. Distratto e maldestro, è il Pippo del tpl.
L’ANZIANO
L’anziano è quel fenotipo il cui scopo nella vita è intasare i mezzi pubblici. Anche se deve fare una sola fermata – distanza percorsa 75 metri – lui aspetta 40 minuti che arrivi l’autobus, ci mette 40 minuti per salire e altri 40 per scendere, spesso si porta appresso un carrello con poca spesa o un bastone. La pazienza è la virtù dei forti, si dice. Beh, l’anziano è il titano dei mezzi pubblici.
IL CONTROLLORE
Ognuno comanda dove può e il controllore – che forse non comanda mai – si sfoga nell’abitacolo di una metro o di un autobus. Sale (ovviamente senza biglietto) con la fierezza di un pilota di aereo che sta scroccando un volo in first class per le Hawaii. Solo che lui, magari, va semplicemente al tiburtino quindi non è tanto felice e se ti becca senza biglietto ti fa pure la multa. Il giustiziere solitario.
IL SUONATORE
Quelli che vogliono ascoltare musica sui mezzi pubblici si portano lettori mp3 e iPod/Pad/Phone da casa. Quelli senza cuffiette, presumibilmente, sarebbero felici anche con un po’ di silenzio. Qualcuno lo dica al Mozart della pianola elettronica che, a tutto volume, vi rimbambisce con la musica della lambada a palla mentre voi vorreste solo staccare la spina per qualche secondo. E’ il Paolini del mezzo pubblico.
IL MATTO
Non c’è corsa in metro o tragitto in bus senza lo show di almeno un passeggero bizzarro. Come se il trasporto pubblico locale attirasse fenomeni da circo in virtù di una (forse) naturale propensione alla stravaganza. Ne ho visti tanti in giro, ma la medaglia d’oro va a un signore dallo spiccato accento dell’est che, in un pomeriggio di gennaio di tanti anni fa, passò mezz’ora a urlare “Grazie a Dio per averci donato un anno nuovo a tutti”. Peccato che l’accento smorzasse le doppie e “anno” diventò inesorabilmente “ano”. È il jolly del metrò.
LO SCIPPATORE
Non lo vedi mai prima, finché non ti giri e ti ritrovi le sue mani in tasca o in borsa. Prevenirli è impossibile, curarli può però essere divertente: come quando mia zia si preparò uno zaino pro-scippatore e nella tasca esterna più alla portata dei malintenzionati mise un paio di mutande. Sporche. È il Tu-Sai-Chi del mezzo pubblico.
IL BAMBINO
Ancora non in grado di distinguere i cavalli del carosello dai vagoni di un tram, il bambino pensa che viaggiare sui mezzi pubblici sia una specie di giostra e che il costo del biglietto – gratis per quelli sotto il metro – consenta di fare infiniti giri. Il suo gioco preferito è lo “spreca-sedili”: ne occupa uno ma solo per starci in piedi e vedere meglio dal finestrino. “Mamma perché fuori non si vede niente?”, gli sentirete dire in una galleria. È la zanzara del tpl.
IL TELEFONISTA
“Mamma? Pronto mamma? Eh sì sono sul bus…no macché ho aspettato 25 minuti…senti ce l’ha la febbre? E quanto ha? Ah, 38. Ma glie l’hai data la tachipirina? Eh la dottoressa mi ha detto di dargliela se sale la febbre. Ma come l’ha fatta la cacca? Ah era di un bel colore…eh, va bene, meglio allora io dopo passo al supermercato…che ti serve due etti di prosciutto e il latte? Ah ma papà lo vuole solo scremato altrimenti non lo digerisce…Eh ma glie l’ho detto anche io di prendere quello di soia ma dice che…”. NO COMMENT