Michele Serra è davvero un grande.
Ogni giorno lui si sveglia e sa che il mondo dovrà correre più veloce di lui per non farsi moralizzare.
Si mette le pantofole, la sua vestaglia da casa, quella con un’enorme stampa di Scalfari all’altezza dello scroto, e fa una chiamatina veloce veloce a Saviano, per vedere se è ancora vivo: “come va la lotta alla mafia? Sempre alla grande? Bravo, smerdali tutti, tigre!”
Mentre fa colazione con spremuta d’arancia presidio slow-food, si mette a pensare al prossimo format di successo, con Fazio che masturba Ezio Mauro con le ascelle, mentre gli chiede ossequiosamente di spiegargli perché La Repubblica è il quotidiano migliore d’Europa.
A seguire chiama uno stagista-schiavo, che vive in cantina e si ciba esclusivamente della sua esondante rettitudine, il quale gli consegna una rassegna stampa della giornata.
Michele sceglie un tema scottante d’attualità, impugna la sua accetta e mette tutti i buoni da una parte, la sua, e tutti i cattivoni (solitamente turbo-liberisti o Renziani, che è la stessa cosa poi) dall’altra.
Per l’ennesima volta.
Ma i suoi lettori non si stancano mai di venire illuminati da quelle 4 stronzate in croce che ci propina ogni santo giorno. Il fetish è così, c’è chi nasce con la passione per i piedi, chi con quella per le puttanate.
Quest’oggi Serra scrive:
“Proposta di Electrolux razionale. Costo del lavoro per azienda è triplo dopo oneri sociali. Per salvare lavoro deve abbassare 40% stipendi”. Sono le parole twittate dal finanziere Davide Serra, area renziana. Lo ringrazio perché le considero la prova provata di quanto avevo scritto qui ieri: il peggiore uso mondiale dei social network è quello fatto dai maschi di potere che sgomitano per farsi sentire. Se l’autore avesse riletto solo per un paio di secondi il suo testo, respirando forte per ossigenare i neuroni, si sarebbe immediatamente domandato: ma se gli stipendi si abbassano del 40 per cento e i prezzi rimangono uguali, come fanno a campare gli operai? E i consumi, con la progressiva erosione dei salari, come potranno mai ripartire? E quel “costo del lavoro triplo” è triplo rispetto a che cosa, agli stipendi bielorussi, al costo del lavoro senza oneri sociali, all’età della cognata, a una cifra a caso? Ma come accidenti si fa, santo cielo, a sparare un paio di belinate veloci veloci su una faccenda che è lacrime e sangue, questione sociale gigantesca, vita delle persone? Poi si finisce sui giornali, certo. Ma non si fa mica una bella figura.
Su Twitter hai 140 caratteri e non è che puoi stare a fare i trattati. Sulla sua Amaca Serra ne ha avuti (tweet escluso) 851 e ha deciso di usarli tutti, ma proprio tutti, per scrivere minchiate.
Se Micheluccio avesse tirato solo per un attimo la testa fuori dagli anni ’70, quando faceva i comizi col dolcevita nero e i soffoconi a Dario Fo’, si sarebbe reso conto che la comparazione non è tra stipendi italiani e bielorussi, ma tra costo netto e lordo del lavoro.
Per farla breve, di quello che le imprese pagano ad un operaio in Italia oggi, una grossa parte finisce nelle tasche dello Stato, sotto forma di contributi e tassazione. Si chiama Cuneo Fiscale, una parolina magica, uno scherzetto che ammonta su per giù al 47,6% del tuo stipendio lordo. Sono 12 punti percentuali in più rispetto alla media Europea. Andateglielo a spiegare, al Michelone nazionale.
Spiegategli pure che la riduzione prospettata (e non accorgersi che il 40% è provocazione allo stato puro è da imbecille autentico), ovviamente, è sul costo lordo del lavoro. Non certo sul costo netto, ossia quello che viene in tasca a te. In particolare sulla parte di stipendio lordo che finisce nelle casse di mamma Italia.
Tanto per dire, nel Regno Unito il cuneo fiscale è del 32,5%, negli Stati Uniti del 29,5% e vi giuro che in nessuno dei due posti c’è il panico nelle strade.
Se Serra si fosse degnato di leggere bene i 140 caratteri, magari di farseli spiegare da un suo vicino di casa alfabetizzato e meno stronzo, si sarebbe chiesto cosa succederebbe ai consumi con la disoccupazione giovanile dimezzata, grazie ad un ritorno all’investimento delle aziende in Italia. Invece no, ha preferito fare le battutone su sua cognata, uh uh uh, che super-spasso questi professionisti del giornalismo italiano!
Il peggiore uso mondiale della carta stampata è fatto da teste di cazzo in mala fede, che godono nel farsi applaudire da un pubblico di zotici.
Poi si finisce in prima pagina su Repubblica, certo, ma ci si fanno delle gran vere figure di merda.
Come dicevo, Michele Serra è davvero un grande.
Se anche tu, come noi, sei solito arrotolare l’Amaca a cannuccia per poi pulirtici le orecchie dal cerume, bè, dovresti smetterla, perché non è utile neanche a quello. Non è igienico, usa un cotton-fioc per l’amor del cielo! E poi seguici su Twitter e su Facebook