Ci sono tante cose che Tancredi non conoscerà mai e, che per anni, hanno fatto invece parte della mia vita: i gettoni, che poi valevano anche 200 lire, da inserire nei telefoni pubblici; la vita senza smartphone e tablet; mia sorella Antonella, morta 5 anni prima che lui nascesse; “Piedone”, il gelato tutto rosa che sapeva di fragola; i giri in auto, da pazzi incoscienti, seduti sul cofano mentre papà guidava tra gli alberi di agrumi; la disperazione per aver rovinato il rullino fotografico perché, per errore, avevi aperto il vano della macchina fotografica in cui era inserito.
A questa lista si potrebbe aggiungere una cosa che, in città, sta per scomparire, ma credo si possa ancora salvare, tirandola per i capelli: il compleanno festeggiato a casa.
È da tre anni e mezzo che mi aggiro nel mondo degli under 1 metro di altezza e, in questi tre anni e mezzo – se escludiamo le feste di compleanno di Tancredi – solo una volta mi è capitato di accompagnarlo a una festa di compleanno che non fosse celebrata in ludoteca. Cos’è la ludoteca? Un grande spazio, generalmente al chiuso, stracolmo di giochi gonfiabili giganteschi in cui saltare, scivolare e rimbalzare; mini campetti di calcio; giostre e giochi di vario tipo; vetrine piene zeppe di cineserie; musica a palla; una fila di stanzette colorate, ognuna delle quali ospita invitati e leccornie del festeggiato di turno. Lo spirito con cui molti genitori entrano lì dentro è quello di poter sguinzagliare i propri cuccioli e godersi un paio di ore di tranquillità, tanto non si corre nessun pericolo. Tutto chiuso, tutto morbido, tutto colorato.
Ebbene, la mia prima volta in ludoteca è stata un disastro; la sua, ovviamente, strepitosa. Alla prima ne sono seguite altre, ma ormai ci ho fatto il callo e, quando posso, chiamo i rinforzi per supportarmi in un’impresa che potrebbe minare i nervi di chiunque.
Nel mio paese, le ludoteche e gli animatori 30 anni fa non c’erano e i compleanni si festeggiavano a casa del festeggiato. E lì eri libero, perché i genitori ti accompagnavano e andavano via, per poi venirti a prendere quando tutto era finito. Le case, tutte molto più grandi di quelle in cui viviamo da cittadini, avevano tante camere in cui nascondersi, rincorrersi, mangiare la merenda e spegnere le candeline.
Tancredi sa cosa sono le ludoteche, si diverte da matto con gli animatori, non abita in case grandi come castelli, ma continua a festeggiare i suoi compleanni a casa – dei nonni – ma a casa. È lì che si nasconde, rincorre e si fa rincorrere, mangia la merenda e spegne le candeline. Io, per anni, alla fine di ogni mia festa piangevo perché sopraffatta dalla malinconia; lui, invece, ogni giorno a colazione mi chiede: “Oggi è il mio compleanno?”. In trent’anni le cose cambiano.