In Italia funziona così: è difficile conquistare i diritti ma anche una volta messi nero su bianco si trova il modo per eluderli. Così è accaduto in questi anni con la legge 194 sull’aborto, frutto di dure battaglie del mondo delle donne e quello laico per permettere una scelta spesso difficile per le donne. Il “cavillo di Troia” in questo caso è stato il dare la possibilità ai medici di fare obiezione di coscienza, per questioni religiose o altre motivazioni personali. Se in linea di principio è da ritenere accettabile come opzione, il problema nasce dall’assenza di limiti ai dottori e alle dottoresse che si rifiutano di praticare aborti. Una cosa comprensibile per uno studio privato, inaccettabile per la sanità pubblica, che dovrebbe (almeno in teoria) garantire cure accessibili a tutti i cittadini. Il risultato è che sta diventando sempre più difficile trovare medici che attuano una interruzione volontaria della gravidanza, con aree dello Stato prossime al 100 per cento di obiettori. Opera di accordi incrociati tra settori della politica, della Chiesa e del Vaticano, di molti medici devoti all’una o all’altra, spesso a entrambe. Si fa fatica a parlare di diritto per il tema delicato ma è ormai di fatto quasi negato.
Proprio intorno all’otto marzo, la cosiddetta festa delle donne, arriva la notizia di un’ennesima bocciatura dall’Europa, che spesso è intervenuta su tante questioni e se riusciamo a progredire su alcuni campi è grazie all’Ue tanto bistrattata in questi anni. La Commissione dei diritti umani del Consiglio d’Europa ha sentenziato, dopo una denuncia di varie associazioni e organizzazioni, che le modalità con cui si fa finta di garantire un servizio ledono i diritti delle donne che decidono di interrompere una gravidanza. Nonostante la legge 194 abbia permesso una riduzione degli aborti da quando è nata (1978), dimezzandoli rispetto ai tempi in cui gli aborti clandestini procuravano gravi danni alla salute morte compresa.
Al netto di come la si pensi bisognerebbe stabilire il concetto che una legge approvata che garantisce dei diritti deve aver seguito nei fatti. Come cittadini italiani dovremmo un po’ vergognarci.
Di fronte al modo con cui è stata annichilita una legge della Repubblica Italiana è da proporre ufficialmente una modifica che ho sentito proporre e che ritengo a questo punto valida: il medico che vuole essere obiettore non lavora con il Servizio Sanitario Nazionale. Non vuoi permettere a una donna di interrompere una gravidanza secondo quanto previsto dalla legge? Allora ti apri il tuo studio privato e lasci il posto a un medico disponibile a garantire il servizio.
Sono convinto che a quel punto ci sarebbero tanti folgorati sulla via di Damasco…