Si avvicina il 25 maggio, tornata elettorale per le elezioni Europee, che ricordiamo si svolge con il sistema proporzionale. Secondo un recente sondaggio si scopre che – fatto 100 la percentuale degli aventi diritto – ben il 60% è composto da antieuropeisti ed euroscettici. Dato confermato anche dalle ultime elezioni amministrative in Francia, che hanno visto il Fronte Nazionale di Marine Le Pen avanzare in modo impressionante.
E’ un dato che fino a 5 anni fa era impensabile, ma oggi è un vero e proprio fronte che incredibilmente unisce in un unico blocco le diverse componenti politiche, movimentiste e non votanti di questo Paese. La curiosità spinge a domandarci chi si schiererà con questo fronte indipendentemente, che il voto sia ” antieuropeo” oppure ” euroscettico”. La vera ragione è che esiste un elevato numero di votanti che evidentemente non ne vogliono più sapere dell’Europa a prescindere, al di là del gioco di parole.
La percentuale è veramente molto elevata, tra organizzazioni partitiche o movimentiste che cercano di interpretare l’orientamento politico antieuropeo. Va ben oltre l’agglomerato del centro destra che in questi giorni si è dichiarato schierato a favore di questa posizione. Se prendiamo come base di partenza il consenso che i partiti rappresentanti il centro destra hanno ottenuto alle ultime consultazioni politiche, e lo riadattiamo al prossima tornata elettorale, osserviamo come Forza Italia (data in evidente calo), NCD, Lega Nord, Fratelli d’Italia (in netta ascesa? ), insieme al Movimento 5 Stelle (che si accredita di un 30% ) – ma che di centro-destra non è – non si arriva comunque al totalone del 60%.
È possibile quindi che il popolo italiano prenda l’occasione del voto europeo per manifestare il suo dissenso e la sua disapprovazione in maniera netta dopo 5-6 anni anni di crisi che ha messo a dura prova, e pare non sia finita, la tenuta del tessuto sociale dell’intero Paese? E’ possibile. Non crediamo ci si debba fare illudere dal suono delle sirene votate all’ottimismo che nelle ultime settimane strimpellano a festa per un ritrovato benessere e il superamento della crisi economica: tutt’altro.
Basta ricordare il prossimo taglio di 100 mila posti previsti nel sistema bancario italiano, e l’ intervento sulla “popolazione” della pubblica amministrazione, categorie che ancora garantiscono a questo Paese consumi “certi” dovuti a “stipendi certi”, per rendersi conto che l’impatto sull’economia non sarà certo leggero. Una riprova? La posizione assunta dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi il quale provocatoriamente (?) ha minacciato di voler trasferire la sua azienda in Svizzera. Dunque che esista un “partitone” trasversale, euroscettico o antieuropeista poco importa.
Questo è già composto anche da elettori della “stordita sinistra moderata” di questo Paese che non ce la fanno più e si uniscono appassionatamente (e anche un po disperatamente a quelli del centro-destra) nella speranza di poter fare sentire la propria voce al grido di: “rivediamo i parametri , o se continua ancora così fuori dall’Europa !!”. Naturalmente perché questo accada è necessario che altri paesi oggi aderenti all’Unione come Spagna, Portogallo e Grecia, si uniscano all’Italia per fare contrappeso anche nei confronti di chi usa lo spauracchio dell’uscita dall’Eurozona come una vera e propria maledizione.
Solo così l’Italia tornerà ad essere centrale nello scacchiere geo-politico internazionale quale cerniera tra i paesi del Nord Africa e Arabo-Asiatici, l’Occidente latino- americano e la “ricostituenda” Unione Sovietica. Il partitone che oltre 15 anni fa volle fortemente la moneta unica è ancora forte ma qualche crepa si è già aperta: potrebbe diventare una voragine.