Sedicinoni“Giass” e il politicamente scorretto

Domenica scorsa è andata in onda su Canale 5 la prima puntata di “Giass”, il nuovo programma in prima serata di Antonio Ricci condotto da Luca e Paolo. La missione era di sconvolgere il panorama te...

Domenica scorsa è andata in onda su Canale 5 la prima puntata di “Giass”, il nuovo programma in prima serata di Antonio Ricci condotto da Luca e Paolo. La missione era di sconvolgere il panorama televisivo attraverso l’arma del politicamente scorretto.

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Ma il politicamente scorretto non può essere generato a tavolino. E’ qualcosa di complesso – o è obbligato a fingere di esserlo – e deve rendere la sua complessità anche nella rappresentazione televisiva, quantomeno simulando un’improvvisazione, qualcosa di inaspettato che ir-rompa nel discorso.

Non si può decidere – ripeto – a tavolino di chiamare negri i neri, froci gli omosessuali, stronze/tettone le donne e pretendere che generi una reazione genuina nello spettatore.

Sembra un compitino. Svolto, tra l’altro, ai limiti di un’ossessione tassonomica: quanto di più lontano dal politicamente scorretto, fulmineo e disordinato. Oltre ai temi già citati, infatti, gli altri argomenti sono stati la morte, l’immigrazione, la mafia, la politica, la pedofilia nella Chiesa e l’italico costume della raccomandazione familistica. Nell’intenzione, ognuno un tabù da sdoganare. Abbiamo messo tutto? Sembra si siano chiesti a fine copione.

Tutto questo, ovviamente, sarebbe stato spazzato via, o quasi, da testi efficaci. Se scappa la risata, i difetti di impostazione passano in secondo piano. Ma niente. A parte rarissime eccezioni, né gli rvm né le performance dei dodici stand up comedian hanno mai strappato un sorriso o qualcosa di simile.

E poi c’è un altro aspetto, più generale. Ha ancora senso giocare con la scorrettezza in un paese, come il nostro, politicamente così poco corretto? E, soprattutto, giocarci in questo modo?

Abbiamo parlamentari che hanno definito un ministro della Repubblica “bingo bongo” perché di colore. E altri esempi si potrebbero fare sulla questione dell’omosessualità, della parità di genere o della mafia. A questo punto, cosa può suscitare un comico semisconosciuto che dice negro invece di nero? Non fa ridere, non scandalizza, non fa riflettere.

Detto questo, Antonio Ricci sicuramente apporterà delle modifiche. Presto, si spera. Da programma di rottura a una rottura di programma, infatti, il passo è pericolosamente breve.

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