11 marzo 2014, prime crepe nel governo. Un autorevole quotidiano di sinistra arriva in edicola pubblicando una intervista stupefacente: il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi, già sindaco di Piacenza e ‘renziano della prima ora’, attacca frontalmente il Presidente del Consiglio. “Sulla scuola Renzi dà i numeri”, dice, nel titolo, il sottosegretario. Roba da brividi, se si pensa che Roberto Reggi era appena riemerso da una sorta di ‘epurazione’ – così alcuni l’avevano letta – durata 12 mesi e conclusa con il suo recupero al governo. Più tardi, sempre ad inizio mattinata, un autorevole quotidiano online dello stesso gruppo editoriale fa circolare una notizia fotocopia. Il titolo infatti è: “Lo sfogo del sottosegretario (renziano): ‘Sulla scuola il premier dà i numeri'”. Consigliamo a tutti di leggere i due articoli, rispettivamente sul sito di Repubblica e dell’Huffington Post.
Insomma, il gioco è fatto. Un vero e proprio caso è pronto per esplodere. L’ennesimo agguato al Capo da parte dei suoi stessi commilitoni. L’emersione, finalmente, della vera natura del Premier: un venditore di fumo conclamato, se addirittura i suoi stessi fedelissimi lo additano come tale. Bene: qualcosa di cui discutere.
In tanti, però, restano perplessi. Possibile che proprio Reggi, tradizionalmente così legato a Renzi, possa attaccarlo frontalmente in questo modo? Non sarà il caso di verificare come è nata questa notizia? In quale contesto sono state pronunciate – se davvero sono state pronunciate – quelle parole?
Con un po’ di pazienza, i volenterosi potranno monitorare l’intemerata di Reggi. Basta andare sul sito di Radio Radicale e riascoltare la registrazione della Giornata di sui problemi della scuola organizzata dal responsabile scuola del Pd, Davide Faraone.
Dalla registrazione emerge un quadro affatto diverso. Quella su Renzi è una battuta tra due amici che si dividono i compiti in modo del tutto naturale: uno che va in televisione a rappresentare i contenuti di un messaggio politico e l’altro che nelle retrovie lo aiuta a prepararne i contenuti.
Il tema vero è un altro: la cronica mancanza di dati univoci nelle amministrazioni pubbliche italiane. Il lamento di Reggi – che nessun giornalista ha avuto la serietà professionale di raccogliere e spiegare – riguarda la confusione dei dati così diffusa nelle diverse burocrazie. Quella mancanza di trasparenza, insomma, che impedisce ai più volenterosi riformatori non soltanto di cambiare le cose, ma, prima ancora, di capirle.
Il vero nemico di un Governo riformatore è e sarà – lo abbiamo capito – la resistenza bizantina di amministrazioni pubbliche impegnate da decenni a nascondere e rimescolare le carte, annegando le proprie responsabilità nella palude.
Un nemico quasi inossidabile perché sostenuto di fatto da una stampa del tutto inadeguata, impegnata a creare pettegolezzi di palazzo e indifferente ai problemi che la realtà quotidiana ogni giorno segnala.