RevolartLa Grande Bassezza della “critica” italiana

Testo di - DAVIDE PARLATO Placate un po’ le acque delle recenti (infruttuose) critiche e sparate crasse a La grande bellezza di Paolo Sorrentino (vincitore la settimana scorsa dell’oscar come migl...

Testo di – DAVIDE PARLATO

Placate un po’ le acque delle recenti (infruttuose) critiche e sparate crasse a La grande bellezza di Paolo Sorrentino (vincitore la settimana scorsa dell’oscar come miglior film straniero alla kermesse cinematografica più prestigiosa dell’anno), vorrei esporre alcune considerazioni personali: non circa il film, ottimamente recensito a suo tempo dal collega Stefano Yves Grassini (lo trovate a questo link: http://revolart.it/la-grande-bellezza/ ), ma circa la critica del film, e, più nello specifico, la critica italiana.

Non mi sento di chiamare “critica” ciò che la grande maggioranza dei giornalisti italiani ha fatto dell’opera cinematografica in questione (ovviamente il casus sorrentiniano è per me nient’altro che una scusa per esaminare una realtà di cui tale emersione non rappresenta che la punta dell’iceberg, come si suol dire). Preferirò utilizzare la parola “critici”. Perché la critica, nella buona memoria del signor Emanuele Kant, dovrebbe essere qualcosa di diverso da un’entrata a martello sugli stinchi, da una fucilata sistematica senza finalità costruttive, da una cieca riproposizione di stereotipi ritriti e dal sapore romantico, da un despotismo intellettuale assolutamente masturbatorio e autoappagantesi (perché un appagamento nel disprezzo di un’opera che rilancia dopo dieci anni il cinema italiano  a livello internazionale non riesco neanche ad immaginarmelo).

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