Mekong WaveUna nuova stagione tra Giappone e Vietnam

Gli incontri tra il presidente della Repubblica socialista vietnamita, Truong Tan Sang, e il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, si sono conclusi nei giorni che precedono la fioritura dei cilieg...

Gli incontri tra il presidente della Repubblica socialista vietnamita, Truong Tan Sang, e il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, si sono conclusi nei giorni che precedono la fioritura dei ciliegi. É infatti in questi giorni di fine marzo che la fioritura dei sakura segna l’inizio di una nuova stagione. Un simbolismo che bene si associa al nuovo e più intenso rapporto tra Hanoi e Tokyo, i cui rappresentanti si sono detti pronti ad elevare la loro partnership strategica ad un livello ben più importante e profondo.

Non potevano mancare accordi economici tra due Paesi che già da anni sono legati a doppio filo da un interscambio commerciale che nel 2013 ha superato i 25 miliardi di dollari. Ma rapporti economico-commerciali, sempre bene evidenziati e prioritari in periodi di crisi economiche che non sembrano risparmiare nessuno, si trascinano dietro o vengono anticipati da più ampie relazioni politico-culturali. Sebbene i due Paesi sembrino due mondi diversi, le loro relazioni sono cresciute in modo sistematico in quest’ultimo decennio. I numeri ci dicono infatti che dal 1993, le autorità giapponesi hanno garantito oltre 21 miliardi di dollari in aiuti ufficiali allo sviluppo, contribuendo in maniera significativa alla crescita socio-economica della Repubblica socialista.

Al di là di numeri e statistiche, basta muoversi tra vie della capitale vietnamita per capire quanto sia aumentata la presenza nipponica nel Paese. Xuan Dieu,una delle vie più commerciali che costeggia Ho Tay, il lago Ovest, ha visto crescere a dismisura la presenza di supermercati e negozi dedicati ad articoli per una clientela che difficilmente abbandona le proprie tradizioni culinarie. Un numero sempre crescente di ristoranti giapponesi ha invaso letteralmente la città. I progetti promossi con aiuti ufficiali allo sviluppo come la tangenziale di Hanoi o il nuovo terminal dell’aeroporto internazionale di Noi Bai, hanno portato un alto numeri di tecnici e operai specializzati in Vietnam. Così come sono aumentate le iniziative culturali promosse dalle sedi diplomatiche nipponiche, affiancate dalla Japan Foundation, la cui ampia sede si muove a 360 gradi per contrastare il soft power cinese, sud coreano e/o statunitense.

Non è un caso che negli ultimi mesi la fondazione abbia organizzato convegni ed eventi presso alcune università vietnamite per parlare anche di difesa e sicurezza marittima. Sebbene in zone di mare diverse, anche il Giappone, come il Vietnam, rivendica la sovranità su alcune isole contese con la Repubblica popolare cinese. Nel suo discorso alla Dieta nazionale giapponese—l’organo legislativo del Paese—il presidente Sang ha ripercorso la storia delle relazioni tra i due Paesi, sottolineando le potenzialità che questo nuovo legame può rappresentare non solo sul piano bilaterale, ma anche su quello multilaterale. Rappresentanti dei due governi sono infatti presenti in seno all’ASEAN+3 (Association of South East Asia Nations plus China, Japan and South Korea), APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation), EAS (East Asia Summit), ADMM+ (ASEAN Defense Minister’s Meeting Plus) e ARF (ASEAN Regional Forum), dove oltre a questioni politico economiche, ci si confronta su altre di difesa, sicurezza e cooperazione marittima.

La decisione da parte di Sang e Abe di salire ad un livello superiore nei rapporti bilaterali proprio in ambito di difesa e sicurezza, non solo rappresenta l’inizio di una nuova stagione tra i due Paesi, ma anche la volontà, non dichiarata ufficialmente, di unire le forze contro la nuova potenza egemone nella regione Asia-Pacifico: la Repubblica popolare cinese. Gli accordi firmati a Tokyo parlano infatti di una più ampia cooperazione tra le forze armate dei due Paesi in aree quali “sviluppo delle risorse umane, capacity building e scambio di visite tra navi della marina militare”. Sang ha comunque ritenuto opportuno sottolineare la necessità di arrivare a risolvere le dispute in modo pacifico, senza che vengano promosse azioni di forza. “I Paesi coinvolti non dovrebbero fare uso della forza, né minacciarne l’uso”, ha dichiarato il presidente vietnamita.

Durante la tre giorni di colloqui, si è discusso anche di penisola coreana. In particolare, Abe e Sang hanno espresso visioni comuni, ritenendo fondamentale che le autorità nord coreane rispettino gli obblighi del documento congiunto siglato il 19 settembre 2005 dai rappresentanti di Corea del nord, Corea del sud, Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia.

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