Da qualche parte, negli angoli più remoti e lucidi della mente che ricorda, c’è l’istinto a una nostalgia che ammorbidisce tutto e frena l’astio del troppo dolore. A maggior ragione, se il ricordo coinvolge una crescita a colpi di bullismo, abbandono, rivincita, eccesso e bisogno di attenzione, le distanze si accorciano. Non si tratta però di agguantare un pezzo di passato e, prendendo a prestito un termine odioso, asfaltarlo con oblio a buon mercato. Ma di riattraversare un grado di mondo per comprendere se c’è stata rassegnazione immobile o risalita, per fare del giusto mezzo una giustificazione il più delle volte insoddisfacente.
In Potevo essere io di Renata Ciaravino l’impressione del tempo cauterizza ogni episodio, lo infiamma con caratterizzazioni buffonesche e pericolose, con sentimenti appesi a famiglie deragliate della periferia nord di Milano e musiche anni Ottanta piene di quell’anima gonfia di legami apparenti in cui tutto si consuma nell’urgenza di venire fuori e venirne a capo. Chi racconta è la ragazzina maldestra ormai cresciuta e capace di accontentarsi di un lavoro qualsiasi pur di non vergognarsi agli occhi della società che si ammoderna con qualche cadavere sulla coscienza.
Arianna Scommegna mette a nudo tutta la sua immensa gamma di personalizzazione viscerale per far cedere la parola al rincaro delle rabbie di chi è stato allevato dietro un divano perché non intralciasse affari sporchi di famiglia, o di chi si affida a un guru di quartiere e mentitore di razza solo per staccarsi dal nido infame. Maschio e femmina, amici addestrati entrambi dall’hinterland a non cedere mai, ad adeguarsi al rischio e all’insulto che ricorda loro l’origine meridionale di madre e padre, a sorridere o disperarsi in silenzio, mentre scorrono alle spalle immagini di grattacieli e dormitori.
Sono gli alveari dei giochi in cortile e della rivalsa, respirata già nei primi anni di vita, della smania incisa sulla pelle di sospendersi dall’alto per abbracciare un poco di libertà. Così le trasformazioni di voce e segno di Scommegna sanno restituire fino all’ultima goccia una scrittura che sa di quel che parla, pur cedendo a volte al didascalismo e a una regia di qualche effetto sonoro e scenico di troppo. Perché di un’attrice totale si tratta quando si osserva Arianna e ci si aspetterebbe che, anche in una partitura drammaturgica pur toccante e giustamente rapida agli appigli teatrali, a farla da padrone fosse davvero chi mostra la faccia alla bambina che narra brutture, sballi notturni e profumo di Coccoina. La stessa che, in un impeto di entusiasmo, rovescia gessi colorati a fare da tappeto al racconto.
Non esiste forse equilibrio più precario di quello che aggiusta gli angoli sbeccati dell’adolescenza, che fa memoria dei dettagli e delle intenzioni alle spalle, via via rimpastandosi con quella vita nel mezzo che sembrerebbe andare bene a tutti, tranne che alla diretta interessata, vittima di vortici continui che cura con pagine di scritti. La parete inclinata sullo sfondo della voce e della parodia dei gruppi amatoriali che animano i ricevimenti di nozze provinciali si aggrappano alla tragedia in atto, mentre chi pronuncia le tappe troppo veloci tra le pagelle e l’ecstasy viene scaraventato indietro e poi subito avanti in un futuro che non sembra concedere crediti.
Non resta che ammantarsi della voce data a mille e un bambino in una sequenza video, dove pare che il divertimento sia preservato dal coraggio di ammettere quel che è stato e dalla tenerezza di condividere con uno soltanto la pagina d’album meno zeppa di sbucciature.
Fino al 13 aprile 2014 – Teatro della Cooperativa, Milano
POTEVO ESSERE IO
di Renata Ciaravino
con Arianna Scommegna
supervisione registica Serena Sinigaglia
video, scelte musicali e assistente Elvio Longato
luci Carlo Compare
organizzazione Anna Sironi
set Maria Spazzi
realizzazione scene Raffaella Colombo, Lidia De Rosa, Anna Masini
Spettacolo Vincitore bando NeXtwork 2013
produzione Compagnia Teatrale Dionisi, Kilowatt Festival e Teatro dell’Orologio
con il sostegno di Aia Taumastica-Torre dell’Acquedotto e Atir-Teatro Ringhiera