Testo e foto di – VIRGINIA STAGNI
A Nicole, amica vera e verace come la sua città, senza la quale questo mio viaggio non sarebbe stato possibile
Napoli e il vesuvio, ore 21
“Ogni volta che la penna vuol descrivere mi vengono sempre sott’occhio immagini della fertilità del suolo, del mare sconfinato, delle isole vaporanti nell’azzurro, della montagna fumigante, e mi mancano i mezzi per esprimere tutto questo”
da Viaggio in Italia, di Johann Wolfgang von Goethe
Santuario di San Francesco di Paola, in Piazza Plebiscito, Statua di Sant’Ambrogio
Cercare di raccontare grandi città e culture con una storia millenaria alle spalle, colori e sfumature mai totalmente perscrutabili, formae mentis non sempre comprensibili senza cadere nei peggiori clichè, è sempre un atto difficile ed insidioso, anche quando si potrebbe scegliere la strada più facile del diario di viaggio. Questa volta ho però deciso di guidarvi per Napoli insieme a un grande, così da avere un’assicurazione salvavita sulla mia penna digitale, che possa reciprocamente accompagnarci in un’ avventura culturale preziosa. Quello che faremo insieme non è meramente definibile sotto il titolo di turismo: cercheremo, invece, grazie alla voce narrante del diario – saggio “Viaggio in Italia” di Johann Wolfgang von Goethe, di cogliere le peculiarità di un pezzo d’Italia che Italia non è, perché unico ed inimitabile nella sua originale diversità. Di fatto, come dichiarava Sophia Loren «Non sono italiana, sono napoletana! È un’altra cosa!», appropinquarsi ad un’esperienza “totale” come quella di Napoli sarà sicuramente “un’altra cosa” rispetto a qualsiasi altro percorso che abbiamo intrapreso insieme in giro per l’Italia nei nostri tour.
Galleria Umberto I
Naturalmente coglieremo le differenze tra ciò che avremo sotto i nostri occhi oggi, nel 2014, e ciò che invece, dal 25 febbraio al 29 marzo 1787, vide il grande Goethe. Potremo così descrivere le diversità, le camaleontiche mutazioni e le nuove genialità di una terra che ha molto da raccontare e da insegnare, nel suo continuo evolversi senza mai fermarsi.
Piazza Dante, statua
È necessario però ricordarsi sempre, sullo sfondo dei nostri percorsi, che, come confessa Erri De Luca durante un’intervista a Repubblica (novembre 2006) “chi si è staccato da quel luogo non può più tornarci, può solo andarci perché tutti -i non più napoletani o i non mai napoletani (ndr)- sono napolidi”: è una città che non perdona il distacco e non ascolta alcuna richiesta di venia, per aprirsi ed esprimersi totalmente, per il non mai avvenuto concepimento tra le sue gambe di Posillipo a sinistra e il Vesuvio a destra.
Quei due lati geografici che sono anche i due lati propri delle viscere della città: il bello e il terribile, come scriveva Goethe, i due caratteri principali di una metropoli e dei suoi abitanti, tragicamente contesi tra le acque del golfo e i fuochi del vulcano, che vivono quotidianamente una conflittualità intestina ed esterna, maledetti ma inimitabili, sdegnati ma ammirati, misteriosi ma curiosamente aperti all’ospite.
In fondo, con il profilo di coccodrillo, Capri
“ZUOCCOLE, TAMMORRE E FEMMENE”, poesia dedicata a Napoli dal grande principe Totò http://www.youtube.com/watch?v=HBT7hQmc3iI
A strapiombo sul mare da Castel dell’Ovo
Napoli è una donna estroversa e misteriosa, altezzosa ed insicura, superba ed indecisa, un Giano bifronte che in ogni suo elemento mostra la luce ma, già sempre, l’ombra. È questo il suo grande fascino, come quello di tutti i misteri che tanto attanagliano la mente degli uomini dall’inizio dei tempi: la sua totale duplicità imperscrutabile ma così immensamente seducente ed ammaliante, una Circe per gli occhi e per lo spirito che non può mai saziarsi sufficientemente della scoperta delle sue strade, della sua gente, delle sue luci, dei suoi gusti e della sua aria. Un parto gemellare costante, una città concepita sotto la stella di Castore e Polluce, che non smette mai di sorprendere neanche il visitatore abituale e, persino, il nativo.
Ingresso del Museo Archeologico Nazionale e, specularmente, ingresso della metro: moderne duplicità