Le imminenti elezioni europee (si vota il 25 maggio) hanno un’importanza cruciale per il futuro delle istituzioni che coinvolgono, perché per la prima volta l’antieuropeismo ha un consenso rilevante in diversi paesi.
Come da tradizione, solo italiana, davanti al Viminale hanno atteso i rappresentanti di una gran moltitudine di liste, molte delle quali con numeri inconsistenti o loghi sconosciuti quando non addirittura bizzarri.
Ma guardando i simboli dei principali partiti del paese è evidente una novità: queste elezioni europee, quelle dell’antieuropeismo stando ai titoli dei giornali, sono le prime in cui le leadership europee sono così forti da venir rivendicate esplicitamente nei contrassegni.
Per la prima volta il Partito Democratico sottolinea la propria appartenenza ad un gruppo europeo: il Partito del Socialismo Europeo, cui il PD ha aderito alla fine di un lungo e travagliato dibattito intestino per definire la propria identità. Qui non è presentato il nome europeo di riferimento, ma il candidato Presidente Martin Schultz, leader socialdemocratico tedesco, è uno dei politici europei più noti in Italia (anche per i passati scontri con Berlusconi), ed ha fatto tappa anche nel nostro paese per appoggiare le liste che lo sostengono.
In altri due casi, i nomi delle liste sono addirittura legati al loro attuale leader in tutti i paesi, Italia compresa.
Il primo nome è quello di Alexis Tsipras (lista L’Altra Europa con Tsipras), leader di Syriza e uno dei politici più influenti a livello europeo della recente storia politica greca. Tsipras incarna l’euroscetticismo più moderato e ideologico, che mette in discussione l’attuale assetto europeo ma non lo spirito profondo che ne ha ispirato le istituzioni, eredità anche e soprattutto delle grandi sinistre europee in cui affonda le proprie radici.
L’altro grande nome è quello di Guy Maurice Marie Louise Verhofstadt (lista Scelta Europea con Guy Verhofstadt), liberale fiammingo già Primo Ministro belga tra il 1999 e il 2008, che incarna all’opposto di Tsipras l’europeismo più convinto.
Questo è sintomo di un cambiamento profondo della politica europea. Se è vero che mai le istituzioni europee sono state messe tanto in discussione, anche con il forte contributo delle forze populiste (che hanno approfittato della crisi economica per guadagnare consensi in tutta l’Unione), questa posizione e tutte le altre non erano mai state prese in modo così coordinato a livello europeo.
Per la prima volta vediamo dei partiti europei che assumono un’identità forte, anche quando questa è euroscettica o antieuropea, tanto che gli unici grandi partiti a non fare esplicito riferimento ad una lista europea sono quelli legati a personalismi nazionali imprescindibili, quali Forza Italia e il Movimento 5 Stelle.
Se quindi queste saranno davvero le europee dell’antieuropeismo, intanto l’Europa ha già raggiunto una prima vittoria, perché il suo dibattito politico non è più un aggregato delle istanze di piccole liste nazionali, ma un unico teatro che contrappone posizioni ben definite a livello comunitario.
Buon voto a tutti.
Leonardo Donati
@laud_ita