Ecco cosa scriveva Stefano Rodotà nel 1985 su Repubblica.
Mi colpisce, poi, la scarsa attenzione che la sinistra, il Pci soprattutto, dimostra per una proposta di ridisegnare profondamente il circuito Parlamento-governo in un modo che non porta con sè rischi di riduzionismo e di autoritarismo. Sto parlando dell’ ipotesi di passare ad un sistema monocamerale, con diminuzione del numero dei parlamentari, abolizione delle preferenze, adozione del collegio uninominale. Una via difficile? Certo, ma più moderna delle altre, visto che la tendenza verso parlamenti con una sola Camera è quella propria del costituzionalismo contemporaneo (c’ è un bello studio di Livio Paladin su questo tema). Ed è una proposta che comincia a ricevere più attenzione che in passato, visto che anche sul “Popolo” appaiono apprezzamenti per il collegio uninominale. Un Parlamento con un profilo personale più alto (abolizione delle preferenze, più rigorosa selezione dei candidati), più agile, meglio raccordato con la società (potenziamento della iniziativa popolare, nuova disciplina del referendum per le grandi decisioni) non solo si libererebbe di molte delle attuali cause di lentezza e frammentazione.
Il resto lo trovate qui. Il pezzo è di particolare interesse soprattutto alla luce delle accuse mosse dal giurista all’indirizzo del Primo Ministro Matteo Renzi, colpevole – a suo dire – di una svolta autoritaria mirata allo stravolgimento della Costituzione Repubblicana.