Guarda bene la bollettaIl Premier e la riduzione delle bollette.

Contagiato  dal  pragmatismo informatico del Premier, anche il Ministero dello Sviluppo Economico si era lanciato con le slides per spiegare come si sarebbe voluto ridurre il costo delle le bollett...

Contagiato  dal  pragmatismo informatico del Premier, anche il Ministero dello Sviluppo Economico si era lanciato con le slides per spiegare come si sarebbe voluto ridurre il costo delle le bollette.

La bolletta dimagrisce v3-1

Evaporate da subito le numerose buone intenzioni, tutto lo spalma-incentivi,  i suoi effetti retroattivi, che violano principi costituzionali e trattati internazionali, mina la credibilità del Paese esponendolo ad una valanga di ricorsi, magari con rimborsi miliardari, e fornendo un’ottima occasione alla speculazione.

Dalle chimere delle slides, torniamo con i piedi per terra e leggiamo com’è andata a finire:

http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2014/08/20/14G00128/sg%7Cle

L’articolo 26 tratta la rimodulazione degl’incentivi e, dal poco che si riesce a capire, la confusione regna sovrana. Com’è usanza, si rimanda tutto a complicati provvedimenti successivi, non fosse altro per il ruolo dell’Authority, investita di responsabilità, che non sembrano essere di sua competenza istituzionale.

La legge avrà comunque il merito di togliere definitivamente risorse agli investitori per darle  al parassitario sistema di banche, consulenti, soloni, azzeccagarbugli e ladri, che pur non producendo alcun valore, trasferisce al privato tutti i problemi burocratici che crea e alimenta.

E’ anche un peccato che il prezzo negativo dell’energia elettrica, che era tra le buone intenzioni e che funziona già in buona parte dell’Europa, sia stato cancellato.

Si vede che il concetto era troppo semplice, oppure, come spiegato sotto, siccome non avrebbe toccato alcun diritto acquisito ma solo l’ulteriore lucro di banche e produttori che sfruttano una distorsione del mercato,il sistema di difesa è subito intervenuto.

Il disastro totale sta comunque nel  “commissariamento” dell’energia della Sicilia e, in futuro di quella della Sardegna, come s’intende dall’articolo 23, contro ogni logica di liberalizzazione. L’emendamento, noto come “emendamento Mucchetti” la dice lunga sulle capacità funamboliche del personaggio che una volta, dalle pagine del Corriere, questi scandali li combatteva.

La liberalizzazione dell’energia elettrica, rimasta peraltro sempre  sulla carta, si allontana!

Quindici anni fa, Franco Tatò disse “da domani saremo tutti più liberi di comprare gas dall’Eni “ ed aveva ragione, perché nulla è cambiato nel frattempo. Con questa legge, in pochi anni,  saremo tutti più liberi di ricomprare energia elettrica dall’Enel, parte della quale viene venduta ora ai Cinesi.

Prezzo negativo significa che i produttori sono disposti a pagare il consumatore, perché acquisti energia.

Il prezzo può diventare negativo, anche per centinaia di euro a MWh, in presenza di alta produzione di energia, rinnovabile e non, e bassa domanda.

Ma questo non può accadere in Italia perché il prezzo negativo dell’energia non è contemplato, a differenza di Germania, Francia, Svizzera, Olanda, Belgio e Austria.

Giornate festive, di sole e di vento, sono tipiche del fenomeno in Germania, dove, nel 2012, le ore con prezzo negativo erano 56.

In Italia, recuperando i dati forniti dal sito del GME – Gestore dei Mercati Elettrici – ai primi giorni di Giugno, erano già più di 2000 le ore con prezzo inferiore ai 10€/MWh, delle quali  più di 1000 con prezzo inferiore ai 5€/MWh.

Eclatante il monte ore del SUD con il 40% in più rispetto all’anno scorso, nei soli primi cinque mesi!

Da noi, i produttori di energia rinnovabile non solo hanno la priorità di dispacciamento, ma incassano sia incentivi che il prezzo di borsa, oggi intorno ai 45/50 euro/MWh; è ovvio che, se il prezzo di borsa fosse negativo, restituirebbero una parte degli incentivi ai consumatori.

Una prima considerazione è che, in un mondo di prezzi positivi, la priorità di dispacciamento non ha più alcun senso.

Siamo poi la patria del sole, e del vento, e un prezzo negativo potrebbe rappresentare un vantaggio non indifferente per quelle industrie che volessero sfruttare il fenomeno, impostando la produzione alla ricerca di queste opportunità.

In un ottica nazionale, sarebbe quindi utile che Terna investisse solo una parte dei suoi sontuosi margini per sbottigliare il sud, e il Governo, anziché arrovellarsi su come ridurre il costo delle bollette con strani giochi finanziari, liberasse il prezzo negativo.

In questo modo i produttori di energia rinnovabile vedrebbero, sì ridotta la loro remunerazione, ma non spegnerebbero gli impianti.

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