Sabato 30 agosto, a Bruxelles, al Consiglio Europeo verranno nominati (di fatto vedremo se i 28 paesi troveranno l’accordo) i nuovi Commissari Europei, uno per ogni Stato membro.
È molto probabile che i francesi otterranno il Commissario per gli Affari Economici e Monetari, gli spagnoli il Presidente del Consiglio Europeo e l’Italia l’Alto Rappresentante per la Politica Estera. Ruolo questo che fa storcere il naso a molti osservatori italiani a causa della scarsa (sino ad oggi) rilevanza avuta dall’Alto Rappresentante (o Ministro degli Esteri).
Nomine a parte al vertice si sarebbero dovuti scontrare due fronti politici: quello socialista, per il quale Renzi ha lavorato tutta la seconda parte dell’estate e che scaturiva dall’alleanza con la Francia di Hollande, sempre più in difficoltà sul piano economico e delle riforme, e quello della coppia Rajoy-Merkel, Spagna e Germania che dir si voglia. Un asse, quest’ultimo, fondato su chi le riforme l’ha già fatte (la Germania dieci anni fa, la Spagna negli ultimi due anni). Nel caso spagnolo la situazione, checché se ne dica è sempre più drammatica, con persone che fino allo scorso anno erano parte del ceto medio e che oggi fanno la fila davanti ai supermercati.
Gli economisti neoliberisti vanno ripetendo che i risultati economici si vedranno solo dopo 2-3 anni e questo terrorizza chiunque conosca la Spagna e chiunque abbia parlato almeno cinque minuti nell’ultimo anno con uno spagnolo. Sbandierare il vessillo delle riforme di fronte ad un paese affamato sembra un quotidiano e macabro rituale.
Con la nomina del nuovo Ministro dell’Economia francese – filo Merkel – però l’asse Renzi-Hollande sembra evaporare irreparabilmente. Ancora una volta il Presidente della Repubblica francese non ha perso l’occasione per identificarsi come un mediocre e poco intelligente leader politico. Non è un caso che la sua popolarità faccia vergognare il Partito Socialista tra uno scandalo sessuale e l’altro, e in seguito a scelte politiche che nel giro di poche settimane ribaltano impostazioni e punti fermi.
Se dal contrasto tra le due visioni di politica economica europea dovesse scaturire un autunno caldo dell’Ue, di certo non sarà merito del Presidente Hollande.
Luca Gatti