“Presenti 188, votanti 187, favorevoli 183; Contrari 0; astenuti 4. Il Senato approva”. Palazzo Madama, venerdì 8 agosto. Con queste parole è annunciata l’approvazione del tanto discusso ddl Boschi. Una su quattro: due per ramo del Parlamento. Il voto sulla riforma rappresenta il primo traguardo del governo Renzi. E l’inizio di un nuovo corso per l’assetto costituzionale del nostro paese. Anche se senza i due terzi, con le opposizioni non in aula, e numerosi “dissidenti” all’interno della stessa maggioranza. Un attimo prima dell’inizio delle vacanze estive.
La Costituzione cambierà, “cambierà verso” – per utilizzare il fortunato slogan renziano, molto. È andata così. Con la maggioranza allargata a Berlusconi. Le opposizioni fuori dall’aula e in marcia verso il Quirinale. I costituzionalisti sulle barricate. I senatori con il trolley che scalpitavano, vogliosi di partire, nella calura dell’agosto romano. Con i “gufi”, con il “canguro” e con la “ghigliottina”. Con la giacca sformata – perché troppo tirata – del presidente Grasso. Le vertebre incrinate e il braccio rotto di Calderoli. Baci e abbracci tra il ministro Boschi e il partito berlusconiano, immortalati dalla malizia dei fotografi. Con botta e risposta di a suon di tweet e di hashtag.
È anche una riforma di numeri: più di 850 votazioni, più di 7850 emendamenti. 183 sono invece i voti che l’hanno approvata, 40 gli articoli del disegno di legge e 100 i membri del nuovo “Senato delle Autonomie”. Per tre quarti (74) consiglieri regionali. In commissione “Affari Costituzionali” si è deciso in base alla popolazione e alle dimensioni dei partiti nei Consigli. E poi i Sindaci dei capoluoghi di Regione (più quello di Bolzano) e 5 esponenti della società civile.Nominati dal Presidente della Repubblica, in carica 7 anni e non più vita natural durante. Tutti rigorosamente non eletti e privi di indennità. Come i deputati, necessiteranno di un’autorizzazione a procedere da parte dell’assemblea. E non daranno più la Fiducia all’Esecutivo. Forse la cosa più importante di tutte, anche se non vi si fa molta attenzione. I Governi saranno vincolati solo alla Camera, diventeranno con buona probabilità più stabili e più forti. Alcuni gridano al pericolo di involuzione e di deriva autoritaria dei poteri.
La non-elezione per i membri di una seconda Camera caratterizza, su tutti i paesi, Francia e Germania. Il Sénat ed il Bundesrat sono completamente, e storicamente, subordinati. Anche il Regno d’Italia. Il senatori erano nominati dal Re, ma alla fine dal Governo, a vita.
Un superamento del “bicameralismo perfetto” è stato sempre più spesso invocato, negli anni precedenti. Era nella riforma del Governo Berlusconi, nel 2005, abolita poi dal referendum dell’anno successivo. Quella che ha prodotto il “Porcellum”.
Con il cambiamento della Costituzione si può sancire l’inizio di una “nuova Repubblica”. La “Terza”. Per ora, sembra essere quella del nuovo Senato, nonché della nuova legge elettorale, l’“Italicum”. Per vederle in azione dovremo attendere la nuova legislatura, che continua a essere fissata al naturale orizzonte del 2018. Anche se il programma dei “Mille giorni” andrà a terminare un anno prima. Forse, allora, qualcuno avrà la smania di sperimentarle anche con un po’ di anticipo. La nostra quarta carica dello Stato, con il bottone della cravatta sempre più stretto, si raccomanda. Dobbiamo andare in vacanza «belli allegri», senza preoccuparci troppo, meno che mai di Senato e legge elettorale.
Mauro Milano
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