Oggi torna a scrivere Caterina Zadra (vedi a fine articolo), che ringraziamo e scrive di emergenza Ebola.
Come nei migliori film americani, lo spettro di armi di distruzione di massa in mano a terroristi ci preoccupa. Ora, sapere che esiste la possibilità nemmeno tanto remota che ci si stia preparando globalmente in tal senso deve farci riflettere. Notizie sparpagliate lette insieme ci mostrano un quadro preoccupante: oggi in Sierra Leone sei milioni confinati a casa per emergenza ebola a Freetown, intere frontiere sigillate e voli sospesi, mentre in Vaticano la sicurezza antiterrorismo è aumentata. Nel frattempo a Oxford si bypassano procedure standard e tempi di ricerca sul vaccino: è di questa settimana la notizia che nei laboratori di Oxford sono iniziati i test di un nuovo vaccino contro Ebola, iniettato a 60 volontari sani. Il vaccino contiene solo una ridotta porzione di materiale genetico del temuto virus. Lo stato di emergenza dovuto alla diffusione di ebola ridurrà drasticamente i tempi che di solito richiedono anni di test: in caso desse i risultati sperati il vaccino potrà essere usato già entro la fine dell’anno. Lo spettro del bioterrorismo incombe, anche se nessun organismo istituzionale lo conferma: basta mettere alcuni segnali internazionali insieme e capiamo che qualcosa sta accadendo.
Vaticano – Dopo l’allerta internazionale legata alle eclatanti azioni dell’Isis, il dispositivo di sicurezza attorno a piazza San Pietro è stato rafforzato: oltre all’organico già attivo si sono aggiunte pattuglie della Digos, ufficialmente in via precauzionale. Da documenti dell’intelligence veniamo a sapere che per i Servizi Segreti “l’Isis è la più grave e complessa minaccia terroristica che l’Italia e l’Europa si trovano ad affrontare dai tempi dell’11 settembre” e al contempo non è “nulla di comparabile rispetto alla vecchia Al Qaeda. E’ molto peggio”. I motivi sono subito spiegati: l’Isis non solo combatte con i vecchi e collaudati metodi terroristici; il califfo Abu Bakr al-Baghdadi può contare su combattenti reclutati fra cittadini europei, circa cinquemila islamici fanatici con passaporto Ue e culturalmente in grado di infiltrarsi nelle società occidentali, fra cui anche una ventina di italiani.
Sierra Leone – Scatta in queste ore il coprifuoco per il virus ebola. Il primo dei tre giorni di quarantena imposti dal governo per contrastare la diffusione dell’epidemia. L’isolamento internazionale del Paese dovuto alla sospensione dei voli e alla chiusura delle frontiere si sta facendo sentire. Il paese è in ginocchio per la malaria, la mortalità infantile, la carenza di presidi medici e personale sanitario specializzato, richiesto ora ufficialmente dal direttore generale dell’Oms Margaret Chan (1000 effettivi in più), rivelando che finora i morti a causa del virus sono almeno 2.296 su un totale di 4.293 casi mondiali. L’Oms riconosce e si prepara ad affrontare 20mila casi di Ebola nell’ambito dell’attuale epidemia in Africa dell’ovest. Il punto è la capacità di risposta ai disastri biologici dell’occidente: è evidente che la risposta internazionale è stata finora assolutamente inadeguata. “Dopo sei mesi della peggiore epidemia di Ebola nella storia, il mondo sta perdendo la battaglia per arginarla”, ha affermato Joanne Liu, presidente internazionale di Medici Senza Frontiere. “I leader mondiali stanno fallendo nell’affrontare questa minaccia transnazionale. L’annuncio dell’Oms dell’8 agosto, che definiva l’epidemia ‘un’emergenza di salute pubblica di interesse internazionale’, non ha portato a un’azione decisiva: gli stati si sono sostanzialmente uniti in una coalizione dell’inazione” ha aggiunto. A Monrovia, in Liberia, per esempio, sono necessari e urgenti nuovi centri per il trattamento del virus con strutture di isolamento adeguate e staff qualificato. Ora è attivo un centro dotato di 160 letti ma si stima che siano necessari altri 800 letti.
Epidemiologia – Esiste un 5% di probabilità che arrivi in Italia e un 10% che arrivi in Europa. Questi i dati dell’esperto di modelli previsionali delle epidemie, il fisico Alessandro Vespignani, coordinatore del gruppo di epidemiologia computazionale della Fondazione Isi e professore alla Northeastern University di Boston. Dice “dobbiamo prepararci al possibile arrivo di qualche caso e l’unica strategia per contrastare la diffusione è riportare alla normalità le regioni colpite. Se gli sforzi che si stanno facendo in questi mesi dalle organizzazioni sanitarie locali e internazionali non riusciranno a modificare la situazione attuale dobbiamo prepararci – ha aggiunto Vespignani – all’arrivo di qualche caso anche in Europa e Usa.”
Queste le probabilità di diffusione naturale del virus. Tutt’altro scenario se dovesse essere diffuso intenzionalmente: potenzialmente il virus potrebbe essere utilizzato come arma biologica, strumento di bioterrorismo. Ebola viene classificato infatti come un agente di rischio biologico di livello 4, così come agente bioterroristico di categoria A. Per quanto riguarda il sistema di sorveglianza delle malattie infettive, Ebola è stata inserita nella classe I per la quale i tempi di segnalazione del semplice sospetto di malattia dal medico alla Azienda sanitaria locale sono di 12 ore.
Numeri – In questo episodio di ebola i dati più recenti al 4 agosto scorso secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) i decessi sono stati 932 mentre sono 1.711 i casi accertati in quattro paesi africani (Guinea, Liberia, Sierra Leone e Nigeria). Da marzo, Medici senza frontiere ha ricoverato 2.077 persone, di cui 1.038 sono risultate positive all’ebola e 241 sono guarite. L’organizzazione ha impiegato nella regione 156 operatori internazionali oltre a 1.700 operatori locali. Tra gli operatori locali il bilancio è ben più pesante: le ultime cifre parlano di 100 operatori infettati nei 4 paesi colpiti, di cui 50 morti. Tutti fanno parte degli staff nazionali, eccetto i due operatori di Samaritan Purse, USA.
Cos’è Ebola? – In tanti abbiamo sentito parlare di questo virus, in pochi sanno esattamente come si propaga o come si è evoluto. Ebola è un virus appartenente alla famiglia Filoviridae estremamente aggressivo per l’uomo, che causa una febbre emorragica e scoperto per la prima volta nel 1976, nella Repubblica Democratica del Congo. Finora sono stati isolati quattro ceppi del virus, di cui tre letali per l’uomo. Fin dalla sua scoperta, il virus è stato responsabile di un elevato numero di morti, da qui la macabra fama, e verosimilmente trasmesso all’uomo tramite contagio animale. Si diffonde tra coloro che sono entrati in contatto con il sangue e i fluidi corporei di soggetti infetti. Tenuto conto di alcuni fattori (alto tasso di letalità, rapidità del decesso, localizzazione geografica isolata delle infezioni e modalità di contagio), la potenziale diffusione è considerata di basso livello. La febbre emorragica dell’ebola è potenzialmente mortale e comprende febbre, vomito, diarrea, dolore o malessere generalizzato e a volte emorragia interna ed esterna. La causa della morte è solitamente dovuta alla massiccia diminuzione della massa sanguigna nel corpo.
Come si è diffuso il virus? – La prima epidemia della storia è iniziata il 26 agosto, 1976, a Yambuku, una città a nord dello Zaire. Il primo caso registrato fu un insegnante di 44 anni, Mabalo Lokela, che era di ritorno da un viaggio nel nord dello stato. La sua febbre era altissima e gli fu inizialmente diagnosticata la malaria. Lokela morì l’8 settembre del 1976, circa 14 giorni dopo la comparsa dei sintomi. Il virus si diffuse all’interno della struttura sanitaria varcandone i confini. I primi momenti della nuova epidemia del 2013 sono stati ricostruiti da un gruppo di ricercatori internazionali coordinato da Stephan Günther del Bernhard Nocht Institute for Tropical Medicine. Tutto è cominciato, probabilmente, con un bambino di due anni che si è infettato ed è morto il 6 dicembre a Guéckédou, in Guinea. Dopo una settimana è morta la madre del bimbo, la sorella di tre anni e successivamente la nonna. Tutti presentavano febbre, vomito e diarrea. Due persone presenti ai funerali hanno portato il virus nel proprio villaggio. Successivamente un infermiere lo ha portato in un altro, dove è morto, così come il suo dottore. A loro volta questi casi ne hanno generati altri in altri villaggi. Nel momento in cui l’epidemia è stata riconosciuta, a marzo, dozzine di persone erano morte in otto comunità in Guinea e casi sospetti stavano già emergendo in Liberia e Sierra Leone. L’origine dell’epidemia non è nota, tuttavia si sospetta che i casi primari possano essere stati esposti a cacciagione locale infetta (bush meat). La maggior parte dei casi secondari ha partecipato a cerimonie funebri, entrando in contatto con pazienti deceduti e/o persone infette. Per questo si ritiene che la trasmissione interumana diretta costituisca la principale via di trasmissione. Sono stati individuati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) tre fattori che contribuiscono a favorire la trasmissione dell’infezione: credenze e pratiche tradizionali nei Paesi colpiti che contrastano con le azioni di prevenzione individuale e di sanità pubblica raccomandate; la rilevante mobilità della popolazione all’interno dei singoli Paesi e transfrontaliera; la difficoltà di realizzare in modo capillare misure di contenimento efficaci data l’eccezionale estensione dell’epidemia.
Preghiera – Sull’epidemia si è pronunciato anche Papa Francesco, che ha invitato a ”pregare per le vittime del virus e per chi sta lottando per fermarlo”.
Nel mondo – La presidente della Liberia Ellen Sirleaf Johnson ha decretato lo stato di emergenza per l’epidemia di Ebola che ha colpito il paese. Negli Usa, dove il livello di allerta da parte dei Centri di Controllo delle Malattie (Cdc) è stato alzato su richiesta dell’Oms, migliorano le condizioni del medico e dell’infermiera infetti curati con un siero sperimentale ad Atlanta. Dopo gli Usa anche la Spagna rimpatria un suo cittadino colpito da ebola. Il missionario spagnolo sarebbe il primo caso di un malato che arriva in Europa. Avrebbe contratto il virus in Liberia. Primo morto per il virus Ebola anche in Arabia Saudita: un cittadino di rientro dalla Sierra Leone, è morto di arresto cardiaco con sintomi riconducibili al virus. Lo ha reso noto il ministero della Salute saudita.
Falsi allarmi – Oltre ai tre paesi colpiti quasi da subito il virus è sbarcato anche in Nigeria, ma per il momento non si segnalano casi al di fuori di questi quattro paesi. Falsi allarmi sono stati registrati in Usa, Canada, Hong Kong, Arabia Saudita, puntualmente smentiti dalle analisi di laboratorio. Anche in Italia, conferma il ministero della Salute, la rete di allerta ha rilevato qualche caso sospetto, quasi tutti riconducibili alla malaria.
Vaccini e ricerche – Il comitato di esperti dell’Oms sta decidendo se e come accelerare l’uso dei farmaci e dei vaccini ancora sperimentali. Fino a questo momento l’unico usato su pazienti è il siero ZMapp, che sembra aver portato verso la guarigione i due missionari statunitensi in cura ad Atlanta il paziente spagnolo rimpatriato poco tempo fa. Per una eventuale produzione su larga scala sono già pronti i tre centri AMD (Advanced Developmente and Manifacturing) istituiti dagli Usa per i casi di pandemie ed emergenze sanitarie. E’ italiano, creato e testato sulle scimmie, il primo vaccino efficace più a lungo nel tempo contro il virus Ebola. Sviluppato nei laboratori dell’Irbm Science Park di Pomezia, vicino Roma, il vaccino è frutto del lavoro di un team internazionale di ricercatori italiani e americani, tra cui Riccardo Cortese, e si è mostrato in grado di proteggere per almeno 10 mesi dei macachi dal ceppo Zaire del virus (quello responsabile dell’attuale epidemia in Africa occidentale), mentre fino ad ora si era riusciti per poco più di un mese. La corsa alle cure riguarda anche Padova, con un farmaco allo studio da parte del gruppo di Giorgio Palù, presidente della Società Europea di Virologia– “La nostra molecola agisce bloccando l’entrata del virus nelle cellule – spiega Palù – sfruttando gli endosomi, delle piccole vescicole cellulari. Siamo ancora alle fasi preliminari della ricerca, con gli studi in vitro e su modelli animali”. Altro italiano coinvolto è Giuseppe Ippolito, Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, il centro di riferimento italiano dell’Oms. Di Oxford abbiamo già parlato. Il vaccino del gruppo GlaxoSmithKline e autorizzato dall’Us National Institutes of Health contiene solo una ridotta porzione di materiale genetico del temuto virus e nel migliore dei casi sarà pronto entro la fine dell’anno. Nancy J. Sullivan, Ph.D. del National Institute of Allergy and Infectious Diseases Vaccine Research Center, ha dimostrato nei macachi una protezione maggiore al virus con un vaccino addizionale dopo 8 settimane. A parte i vaccini la migliore chance di cura per i malati di Ebola può arrivare dal sangue di chi è riuscito a sopravvivere a questa tremenda infezione. Visto che i farmaci sperimentali sono pochi o non ancora pronti all’uso, gli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stanno pensando ad una soluzione alternativa: usare il plasma del sangue di chi è guarito dalla malattia, che contiene gli anticorpi sviluppati e ‘condividere’ questa immunità al virus con chi è malato per aiutarlo a combattere l’infezione. In ogni caso ci vorranno almeno sei mesi affinchè l’epidemia di Ebola in Africa Occidentale possa essere messa sotto controllo: è questa la previsione di Medici senza frontiere (Msf): ”la situazione sta peggiorando più velocemente del previsto e il virus si muove più in fretta rispetto alla risposta che possiamo dare”.
Paura – Mentre in tantissimi lavorano per debellare il virus e aiutare i malati, ci arriva la notizia che uomini armati hanno fatto irruzione in un centro di cura del virus Ebola a Monrovia, capitale della Liberia, saccheggiandolo e provocando la fuga di 29 malati. Lo hanno reso noto fonti concordanti sul posto, precisando che l’attacco é avvenuto nella notte. Gli assalitori “hanno sfondato le porte e hanno saccheggiato i locali. Tutti i malati sono fuggiti“, ha riferito Rebecca Wesseh, testimone dell’attacco. A confermare il suo racconto, anche le parole di abitanti della zona e il segretario generale dei lavoratori della sanità in Liberia, Georges Wil.
Anche se contagi confermati al di fuori dell’Africa ancora non sono stati riscontrati cresce la paura di Ebola in tutto il mondo, con ricoveri per sospetti casi in vari paesi e sempre più compagnie aeree si rifiutano di volare nelle zone interessate. Nonostante le rassicurazioni, provenienti anche dal Centro Europeo per il Controllo delle Malattie, anche in Europa cresce la paura. British Airways ha deciso la sospensione temporanea di tutti i voli per Liberia e Sierra Leone, mentre lo scalo tedesco di Francoforte ha rafforzato i controlli.
L’8 agosto 2014 il Direttore generale dell’Oms ha dichiarato questa epidemia un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale. Nemmeno il più cruento “disaster movie” potrebbe dipingere uno scenario peggiore. Dall’inizio dell’epidemia ad oggi sono stati segnalati all’Oms 3070 casi clinici (sospetti, probabili e confermati) di malattia da virus Ebola e 1552 decessi. Tra le difficoltà a contrastare l’epidemia di ebola negli Stati affetti, il Comitato di emergenza ha sottolineato la fragilità dei sistemi sanitari, l’inesperienza nel fronteggiare il virus, la presenza di diverse generazioni di trasmissione nelle città africane interessate e l’alto numero di infezioni registrate tra il personale sanitario che mette in evidenza l’inadeguatezza delle misure di controllo delle infezioni. Vista la complessità di questa emergenza, oltre ad un contesto esasperato da fattori sanitari, terroristici, energetici e bellici, auspichiamo la piena consapevolezza non solo delle commissioni di emergenza e dei ricercatori ma di tutta la popolazione che a livello mondiale ha il dovere di informarsi e conoscere i rischi e i modi per evitare il contagio. Innanzi a tale emergenza Madre Teresa di Calcutta ci avrebbe ricordato: “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno.”
*Caterina è titolare di Nonsolotrekking Tour Operator, operatore turistico con sede a Novara, attivo nello studio, nella progettazione e nella realizzazione di pacchetti turistici nei quali il valore aggiunto è dato dalla capacità di individuare nuove forme di turismo e di promozione del territorio, con particolare attenzione a tutte le sue valenze da quelle artigianali a quelle artistiche, storiche, naturali ed eno-gastronomiche con l’intento di vederle apprezzate, protette e salvaguardate.
Presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Novara
Direttore di Pro-Tour, Centro di Promozione del Turismo Responsabile di Geoprogress www.geoprogress.eu
Attualmente impegnata in un nuovo progetto di sviluppo degli artigiani del food di eccellenza www.saporcortese.it
E’ stata presidente del Comitato imprenditoria femminile e giovanile della CCIAA di Novara