Prezzo negativo dell’energia elettrica significa che il produttore è disposto a pagare purché il sistema assorba l’energia che produce; quando il prezzo negativo supera i costi per fermare e riavviare l’impianto, il produttore lo spegne.
Solo in Italia, il prezzo dell’energia non può essere negativo e l’energia da fonte rinnovabile beneficia della priorità di dispacciamento, cioè ha la precedenza sulle altre.
Negli altri paesi europei il prezzo può diventare negativo, anche per centinaia di euro a MWh, in presenza di alta produzione di energia, rinnovabile e non, e bassa domanda.
In Italia il produttore di energia da fonte rinnovabile incassa gl’incentivi e poi va a vendere, per primo, l’energia al prezzo di borsa; se il prezzo di borsa sarà alto ci guadagnerà ancora, se scenderà a zero, comunque avrà intascato gli incentivi e continuerà a riversare in rete energia, che non vuole nessuno e che sbilancia la rete. I costi di ribilanciamento li paghiamo noi con le bollette.
In Italia, il conto economico dei primi impianti di energia rinnovabile, prevedeva l’incasso degli incentivi, la priorità di dispacciamento e un prezzo di borsa, sempre positivo e con trend positivo negli anni, intorno ai 100-150 €/MWh, in funzione dell’ottimismo o della potenziale ingordigia dell’investitore.
Le banche gongolavano insieme ai produttori e l’Autorità dormiva, mentre in Europa si discuteva da anni dell’argomento. Siccome finiva tutto a carico degli utenti, condannati a vita a pagare bollette stratosferiche, era un gioco da ragazzi.
Fino all’anno scorso il prezzo dell’energia era intorno ai 100 €/MWh, oggi é di circa 50 €/MWh, molto meno di quanto gli ingordi pensavano d’incassare a vita, ma va ancora bene perché, per i meno ingordi, è ancora grasso che cola. I primi impianti fotovoltaici incassano dieci volte tanto.
Michele Governatori ne parlava su questo giornale http://www.linkiesta.it/costo-generazione-rinnovabili mentre Carlo Stagnaro e Simona Benedettini giudicavano un’anomalia tutta italiana, l’impossibilità per il prezzo di andare in negativo, in presenza della priorità di dispacciamento. http://www.energypost.eu/case-allowing-negative-electricity-prices/
La reazione di Assorinnovabili, al pezzo di Governatori, non si è fatta attendere su questo giornale: “Pagare la gente perché acquisti un bene, quale che sia il bene e quale che sia il mercato, non ci sembra sia una soluzione economicamente efficiente”.
Ma, è logico produrre qualcosa che nessuno vuole, solo per farsela pagare? Un esempio: l’acqua è un bene, prodotto dalla natura. Dopo 15 giorni di pioggia, l’acqua diventa un problema e se sei in grado di buttarla fuori dalle cantine allagate, vieni pagato per sprecarla.
La situazione, ad oggi, è rappresentata dalla tabella prezzo orario, che indica le ore di remunerazione ai produttori, per fascia di prezzo (€/MWh) e per macro-zona di mercato. Mostra le ore alle quali l’energia é ceduta alla rete a valori prossimi allo zero. Il numero degli eventi è in evidente aumento; se il prezzo potesse girare in negativo, i produttori dovrebbero decidere tra spegnere gl’impianti o guadagnare meno, restituendo così parte degli incentivi ai consumatori.
E veniamo al nuovo decreto spalma incentivi del governo, per dire che la Germania, dove il prezzo negativo esisteva da prima della sbornia degli incentivi alle rinnovabili, si è ben guardata dal toccare i diritti pregressi degli investitori, come invece abbiamo fatto noi, ammesso che ci si riesca, spaventando tutti e in attesa dei prevedibili, e già annunciati ricorsi.
Invece di tentare di spalmare gl’incentivi, imporre il prezzo negativo non avrebbe potuto essere contestato perché in Europa funziona già così ma, forse, questa opzione era troppo semplice. Oppure i fondi, che controllano l’energia verde in Italia http://www.solarplaza.com/article/top-20-pv-portfolios-in-europe-who-owns-what hanno fatto qualche resistenza.