Nel 2013, l’energia elettrica siciliana ci è costata 660 milioni, per la cronica differenza, tra il costo di produzione locale e quello del continente. La Sicilia é l’annosa spina nel fianco del sistema elettrico nazionale, che non riesce a trasmettere all’isola l’energia prodotta al di qua dello stretto.
Ma, come diceva il Gattopardo, la Sicilia deve restare isolata e dormiente.Gli affari si fanno sull’isola, a prescindere da chi ci arriva e cosa porta.
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Il vecchio elettrodotto non garantisce uno scambio decente con il continente, il nuovo è in ritardo di quattro anni e così l’isola deve far fronte alle variazioni della domanda con le sue centrali elettriche, vetuste, inefficienti e a olio combustibile che, sul continente, viene bruciato solo in emergenze, mentre sull’isola, ogni sera.
Curioso che, in questi anni di verde ubriacatura incentivata, in Sicilia, si sia installato meno fotovoltaico, non solo rispetto alla Puglia ma addirittura del nord italia; solo il Gattopardo e i suoi sodali potrebbero svelare il mistero!
La Sicilia consuma, mediamente, 21 TWh all’anno, circa il 7% del paese.
Nei primi 8 mesi di quest’anno, il prezzo zonale, è stato di 47 €/MWh al nord, 45 €/MWh nelle altre zone, e 50 €/MWh in Sardegna.
In Sicilia è stato di 79,5 €/MWh.Nelle ore serali la media è di 113 €/MWh, con punte di 180 €/MWh.
I conti ci dicono che, anche nel 2014, avremo rimesso in tasca ai produttori siciliani, altri 700 milioni di euro.
Ogni mese di ritardo di questo benedetto cavo ci costa tanti di quei milioni, da giustificarne una posa immediata h24, da parte maestranze svizzero/tedesche e invece niente, dicono che fra un anno, magari….chissà. E poi, anche con il cavo, la dissestata rete regionale sarà in grado di sostenere l’arrivo della nuova energia?
E torniamo al Gattopardo che forse ha deciso che “u cavu unn è cosa pa sicilia… picchi pi nuavutri è megghiu lassare i cose accusia… progresso…. un ci interessa!”
A Roma capiscono il messaggio e il governo s’inventa il commissariamento delle centrali siciliane e, piuttosto che uscire in fretta dall’emergenza, la istituzionalizza, con tanti saluti al libero mercato. Non contento, prevede, chissà come, lo stesso trattamento per la Sardegna.
Il decreto, sembra su una brillante intuizione del sen. Mucchetti, che dal Corriere tuonava contro i signori dell’energia, considera ora essenziali le vecchie centrali siciliane che dovranno vendere la loro energia a un prezzo fisso, stabilito in modo da garantire un ragionevole rendimento ai produttori. Quanto possa essere “ragionevole” il rendimento di impianti così vecchi lo negozierà come sempre l’Autorità con i proprietari delle centrali e, quando lo sapremo, ci saranno sorprese.
Per fare un esempio pratico, è come se un tassista volesse utilizzare un’autovettura vecchia di 40 anni, che si rompe ad ogni curva, e volesse anche guadagnarci con un tassametro fatto apposta per lui..
Pacifico l’aumento delle bollette, a fronte di una riduzione del Prezzo Unico Nazionale tutta da verificare, che si vedrà tra non meno di un anno, quando magari il cavo sarà posato e funzionante, ma gli aiuti alle centrali saranno magari stati estesi a periodi più lunghi.
Più che giustificato quindi, il sospetto che i prezzi altissimi rilevati negli ultimi due anni, siano una sorta di “ assalto finale alla diligenza’” prima che la pacchia finisca. Ma se, e quando finirà, lo decideranno il Gattopardo e i suoi compagni di merenda.