Coloro che si gettano nel fuocoI peruviani del parco

A molti danno fastidio i peruviani del parco. Dico “peruviani del parco” per generalizzare, per intendere una categoria più ampia che comprende oltre ai peruviani anche altri sudamericani (gente de...

A molti danno fastidio i peruviani del parco. Dico “peruviani del parco” per generalizzare, per intendere una categoria più ampia che comprende oltre ai peruviani anche altri sudamericani (gente della Colombia, dell’Ecuador, del Venezuela, eccetera) o magari anche i filippini. Per peruviani del parco intendo la consuetudine che costoro hanno di recarsi nel fine settimana (o nei giorni festivi) al parco insieme ad altri gruppi familiari della stessa nazionalità, facendo grigliate, giocando a pallavolo (prevalentemente, ma anche a calcio) e stando seduti per terra a bere, mangiare o a chiacchierare.

Al mio barista di riferimento ad esempio danno fastidio i peruviani del parco.

Il mio barista abita vicino un parco, ma dice di non andarci e di non portarci neanche il figlio perché ci sono troppo nuclei familiari di peruviani del parco. Non credo che il suo sia razzismo e questo mio scritto non vuole essere neanche uno scritto anti – razzista, che l’anti – razzismo è noioso come tutte le polemiche sui diritti civili. Credo che il suo, e io considero lui e i baristi in generale la pancia del paese, sia quasi un fastidio estetico, nonostante il mio barista non faccia dell’estetica il suo forte.

Certo, è pur vero che i peruviani del parco lasciano un sacco di sporcizia al loro passaggio e non credo che lo facciano nemmeno perché sono incivili o perché sono sporchi, ma credo che sia un fatto normale poiché venti/trenta persone che mangiano, bevono (insomma bivaccano) tutti insieme in un parco, alla fine sporcano, anche perché è altissima la presenza di bambini tra le loro fila e poi magari quando si beve non si sta molto attenti al decoro pubblico.

Insomma una cartaccia ci scappa.

Io li incontro spesso i peruviani del parco perché al parco ci vado a correre. Ecco io sarò sicuramente fortunato: nel parco dove vado a correre i peruviani del parco non hanno nelle loro fila aderenti alle gang di latinos che sembrano invece infestare la città di Milano. Insomma a me questi peruviani del parco non danno fastidio, certo, ci sono a volte problema di logistica (ad esempio soprattutto la domenica sono tantissimi, e magari occupano le strade che utilizziamo noi podisti) o di olfatto (il fatto che cucinino carne alla brace mentre tu corri non ti aiuta a smaltire i grassi in eccesso). Ecco io non so, magari il mio barista vive vicino ad un parco infestato da gang di latinos, e facendo ora un giro su un motore di ricerca ho visto che molti residenti di altre zone milanesi hanno molti problemi con dei bivacchi un po’ facinorosi, ma prima di continuare vorrei dire che io ad esempio sono contro lo Ius Soli (mi sembrava proprio una legge stupida), quindi non scrivo tutto questo per dire bene dei peruviani solo per dire bene dei peruviani dei parchi.  A me non danno fastidio anche se sono contrario allo Ius Soli.

Anche se c’è il rischio non voglio neanche fare un discorso pasoliniano di nostalgia per le grigliate passate, così per intenderci.  A me non danno fastidio i peruviani del parco, perché dico la verità a volte mi sento meno solo vedendoli. Tipo ad agosto che ero a Milano ed andavo a correre al parco, loro c’erano quasi tutti i giorni, perché magari erano in ferie ed erano rimasti a Milano e non erano andati in Perù. O nei giorni di festa, o la domenica quando vado a correre per perdere chili che non perderò mai, beh, io so che svoltato l’angolo del  parco li incontrerò (anche perché già ho sentito l’odore della griglia) e mi sento meno solo anche se non mi siederei mai con loro, perché alla fine che c’azzecco io con loro, neanche ho amici peruviani (a Roma si, ciao grande mitico Luis!) e magari dovrei sposarmi una peruviana per fare una grigliata con loro. Però gli invidio cose particolari, perché correndo e rompendomi terribilmente i coglioni correndo mi metto a osservare un sacco di cose:

–          Tipo pure loro stanno sempre col cellulare in mano, a farsi foto, a condividere, a smanettare. A volte dico “stai tutte le domeniche allo stesso parco con la tua famiglia, che serve farsi le foto e metterle su Fb, ormai lo sanno tutti quello che fai la domenica, no?” Ma poi penso ad alcuni miei amici e alle loro foto estive a Torvajanica, a Sabaudia, a Fregene, a Tor Marancia, a Tor Pagnotta, a Tor De’ Cenci, a Tor San Lorenzo,  a Terracina e allora mi rispondo che tutti hanno il diritto di condividere, di godere per un like, magari hanno una cugina peruviana che abita ancora in Perù e che vedendo quella foto pensa “Yo quiero vivir en Milano! Yo quiero hacer el asado en Milano!”. O magari si fanno le foto per gli amici che stanno qui a Milano, aspettando il like di quello che gli piace a scuola, così senza tanti romanticismi terzomondisti.

–          Come detto giocano prevalentemente a pallavolo e devo dire la verità mi sembrano anche molto bravi (ovviamente corro e vedo solo alcuni scambi del match). Non amo la pallavolo ma non ricordo di aver mai sentito parlare della temibile nazionale peruviana di pallavolo ed allora ho fatto una ricerca: per quanto riguarda la selezione femminile questa ha avuto due secondi posti negli anni ’80 (Olimpiadi di Seul 1988 e Mondiali in Peru’ nel 1982), mentre negli ultimi anni nelle competizioni mondiali o si sono posizionate negli ultimi posti o non si sono qualificate (sul secondo posto in Perù del 1982 dovremmo anche ridimensionare il risultato pensando al fattore campo).  Le giovani peruviane però sembrano forti in ambito continentale arrivando sempre nei primi tre posti nel campionato sudamericano. Gli uomini invece sono indubbiamente più scarsi essendo arrivati al massimo quattordicesimi  nel mondiale 1960 in Brasile e salendo sul podio per l’ultima volta nel 1951 in un campionato sudamericano (sempre in Brasile, che sembra portargli fortuna).

–          Mangiano moltissima carne e bevono molto birra normale (Peroni, Moretti, Nastro Azzurro, eccetera) e non sembrano essere stati toccati dalle nostre fissazioni moderne: il vegetarianesimo (si lo so, sono ripetitivo) e la passione per le birre artigianali. Ascoltano un sacco di musica e organizzano balli di gruppo, il tutto in modo molto organizzato: generatore elettrico, casse e molte volte ci sono proprio dei veri e propri complessi che suonano (annunciati da locandine pubblicitarie sparse per le città).

L’altro giorno sono arrivato al parco, era domenica ed ero sicuro che i peruviani ci sarebbero stati. Ascoltavano musica, mangiavano carne e giocavano a pallavolo. Ed erano tanti: famiglie intere, ma talmente tanti che era pure difficile correre in mezzo a tutte quella gente, poi c’erano anche le famiglie italiane che però si muovevano in nuclei  più ristretti e per di più camminando con i bambini in bicicletta. L’unico nucleo molto folto di italiani era riunito per la manifestazione di cani “Qua la zampa” che penso prevedesse delle esibizioni sportive di questi cani con uno speaker e la gente che applaudiva. A un certo punto mi veniva da pensare che è strano che ci si riunisca a guardare dei cazzo di cani, e che è più sano riunirsi a fare una grigliata con diversi nuclei familiari, e che sono decenni che non faccio una grigliata al parco, ma avevo promesso a me stesso di non essere patetico e retorico che non ne possiamo più del patetico e del retorico nonostante viviamo in un’epoca pazza che preferisce i cani agli uomini.

In conclusione a me piacciono i peruviani del parco proprio per questa cosa della carne alla brace, che poi sono stato in Argentina da solo questa estate e di carne alla brace ne ho mangiata tantissima, ed era veramente buona e ringrazio i ragazzi dell’ostello dove alloggiavo che organizzavano ‘sta cosa dell’asado, insomma si mangiava e ci si conosceva tutti. Boh, tanti amici mi hanno chiesto di scrivere qualcosa sull’Argentina, del mio viaggio, ma io non so che cosa scrivere e soprattutto perché: ho scattato qualche foto per farla vedere alla mia famiglia e agli amici (alla fine ero in Argentina), ma non saprei che cosa scrivere, anche se sono consapevole che il viaggio è una fonte di scrittura, che noi siamo cresciuti con questa idea del viaggio, di prendere le valigie, di andare in giro per il mondo magari da soli zaino in spalla a vedere quanto è  bello ‘sto mondo e di farci fare una foto abbronzati in mezzo alle rovine di qualche cazzo di popolo mentre abbiamo in mano la nostra macchina fotografica Nikon intenti a guardare le foto che abbiamo fatto a tutte le rovine di quel cazzo di popolo (però, quanto sei bella in quella foto).

Io in Argentina da solo sono stato benissimo ed è stata l’esperienza più bella della mia vita. Ma spero di non farla mai più, questo è il punto, mai più, e se capiterà di nuovo (le cose belle capitano sempre di nuovo) spererò sempre di non farla mai più, mai più, mai più. Un giorno ero lì ed ho pensato “E se muoio qui, così lontano da casa?”. No io voglio morire vicino casa, l’Argentina è troppo lontana.

Non voglio morire neanche mentre corro in mezzo ai peruviani del parco questo è ovvio, però un po’ li invidio i peruviani del parco e se non capite il motivo della mia invidia, ecco, peggio per voi.