E ora qualcosa di completamente diversoLa prostituzione? Fattura come la Barilla!

L’altro ieri l’Istat ha pubblicato i dati del ricalcolo del PIL del 2011. Si tratta dell’adozione di nuovi criteri di misurazione delle voci che compongono il Prodotto Interno Lordo. Per chi ama i ...

L’altro ieri l’Istat ha pubblicato i dati del ricalcolo del PIL del 2011. Si tratta dell’adozione di nuovi criteri di misurazione delle voci che compongono il Prodotto Interno Lordo.

Per chi ama i tecnicismi, le motivazioni e la metodologia dietro il nuovo sistema di calcolo SEC 2010 si possono leggere nell’ottimo comunicato stampa dell’Istat.

La grande novità che merita di essere sottolineata è l’inclusione nel calcolo di alcune attività illegali, e cioè la commercializzazione di droga (10.5 miliardi di euro in un anno) e l’attività di prostituzione (3.5 miliardi di euro in un anno).

Due industrie, queste, che hanno innescato un dibattito acceso: quanto sia lecito considerare l’illecito nei conti nazionali? Non si rischia di istituzionalizzare comportamenti e pratiche economiche perseguite dalle leggi?

Chiaramente, queste discussioni hanno un forte connotato etico e morale, tuttavia, sembra suggerirci l’Istat, non possiamo dimenticare che la sola prostituzione fattura in Italia come la Barilla!

Nel suo complesso la dimensione dell’illecito conta per 1/4 nella rivalutazione finale: infatti, il PIL del 2011 è stato corretto al rialzo per un ammontare pari a 59 miliardi, pari a una variazione positiva del 3,7%. In un’epoca di agonia della crescita, una rivalutazione così consistente non può non far piacere, per quanto ai fini pratici di un governo abbia un impatto ridotto, come ha prontamente sottolineato il presidente Renzi a Porta a Porta.

Nel dettaglio, piace ricordare come il forte incremento nella stima del valore delle attività delle istituzioni senza fini di lucro può segnalare un sistema paese ricco di risorse per aiutare il prossimo, che si è attivato per parare gli effetti della recessione economica.

Anche gli investimenti pubblici e privati nel nuovo sistema di calcolo vedono un buon incremento.

Tuttavia, due dati dovrebbero far riflettere molto, in un periodo di forte tensione per la ricerca di risorse per far ripartire la parte sana del paese.

Il peso dell’economia sommersa, ovvero quelle transazioni economiche legali che però sfuggono al controllo dello Stato,  ammonta nella nuova stima a 187 miliardi di euro, l’11.5% del PIL. Ripeto: 187 miliardi di euro che evadono la contribuzione per le risorse comuni.

Se a questo ammontare, aggiungiamo il peso dell’economia illecita legata al commercio di droga e prostituzione, 15,5 miliardi di euro, il risultato è un’incidenza sul PIL pari al 12,4%. Una montagna di soldi: 203 miliardi di euro, quasi il doppio della spesa sanitaria in Italia.

Le cause del sommerso sono note a tutti: dallo scarso amore per lo Stato, alla sua scarsa capacità di spesa intelligente, alla tassazione elevata, fino al menefreghismo; così come note sono alcune delle possibili soluzioni: rende trasparente e facilmente comprensibile le ragioni di una spesa (non solo l’ammontare!), abbassare la tassazione rimodulandola per favorire il lavoro e l’impresa e non le rendite, operare una decente redistribuzione.

Il tema delle droghe è molto caldo. Stando agli ultimi dati, circa l’8.7% della popolazione fa uso di sostanze stupefacenti almeno una volta l’anno (3.5 milioni di persone). Si discute parecchio in giro per il mondo sulla liberalizzazione delle droghe leggere. Tema complesso. 10,5 miliardi di euro, però, dovrebbero far riflettere molto su come gestire il problema: una quantità di sostanze smerciate che impressiona. Se i numeri sono giusti, ogni anno i consumatori spendono in media 3.000€.

Per dare un tocco di leggerezza alla questione, devo dire che la voce che mi ha riempito di sorpresa, fino allo stupore, è il dato sulla prostituzione.

In Italia il sesso è una delle esperienze più chiacchierate e meno discusse.

Il sesso è ovunque, tutti ne parlano, ma sembra esserci un tacito accordo per cui di sesso non si discute, se non in clandestinità. Sappiamo poco dei comportamenti sessuali degli altri. Il tabù è ancora potente; ma più del tabù può la tecnologia.

Infatti, grazie ai dati forniti da YouPorn, uno dei più noti, se non il sito di pornografia, scopriamo molto dei nostri concittadini. Nella classifica dei visitatori giornalieri, gli italiani si piazzano al  posto (ricordo che siamo 60 milioni: Germania, Francia, Gran Bretagna, Giappone, Cina, Stati Uniti, India, Brasile, Russia, sono per citarne 9, sono tutti paesi più popolosi di noi: eppure siamo 4°), e  come tempo speso sul sito (in media 10 minuti e 43 secondi). Meglio che ai mondiali di calcio!

Sempre secondo i dati forniti, fra le 15.00 e le 16.00 si ha il picco delle visite, provocando un improvviso calo della produttività: non è forse un caso che la regione da cui partono più visite è in media si hanno le visite più lunghe sia Lombardia! Il giorno con più visite è il Lunedì, quello con meno Domenica (Dies dominicus); il mese con più visite Maggio (la primavera…), quello con meno Agosto.

E quanto siano banali e poco fantasiosi i visitatori (principalmente maschi, ovviamente) di YouPorn s’intuisce dalle parole chiave più ricercate: “Sara Tommasi” (ancora!), “italiana”, “Belen”, “mature” (!), “milf”.

Se puoi si vuole fare un giro intorno al fenomeno della prostituzione, esistono siti come gnocca travels che possono aiutare: una vademecum che elenca luoghi e modalità con cui avere diversi tipi di esperienze sessuali nelle diverse parti d’Italia.

Per chi abita nel nord-est è più facile, basta andare a Villach (10 minuti dal confine), dove un noto locale dal simpatico nome offre centinaia di possibilità a pagamento al visitatore. Se il Wellcum non ti gusta, non c’è problema: in Carinzia ci sono circa 40 strutture analoghe. E la Svizzera offre altrettanto se non di più!

Ovviamente, se non ami l’Austria, puoi andar in Germania o in Olanda; se non ami muoverti, basta andare nelle strade della tua città. Nell’ipocrisia generale, il fenomeno è tollerato.

Secondo una relazione del 2013 della Commissione Affari Sociali della Camera, il fenomeno conta 9 milioni di clienti (9 milioni di elettori!). Un giro d’affari da 3.5 miliardi di euro che dovrebbe essere regolamentato e non lasciato in mano ai peggiori sfruttatori. Sarebbe una prova di maturità contro le criminalità organizzate, i veri oppositori di un’eventuale regolamentazione: le proposte normative, in tal senso, non mancano.

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