La rivoluzione della scuola è iniziata. Interagire con gli alti gradi istituzionali in tema di scuola è possibile accedendo al sito http://www.labuonascuola.gov.it/
La filosofia social di Matteo Renzi ha contagiato anche il Ministero dell’Istruzione, infatti da una piattaforma creata apposta per l’occasione per 60 giorni (fino al 15 novembre) qualsiasi cittadino potrà dire la sua in materia di scuola e istruzione. Tra dibattiti e questionari, da Nord a Sud, anche il più piccolo ufficio scolastico regionale potrà intervenire per migliorare la scuola italiana. Una riforma partecipata, questo l’obiettivo che il premier vuole raggiungere tramite il web -lo stesso del suo amico genovese e dei suoi fedelissimi –.
La nota diffusa dal Miur ha i toni entusiastici dello stesso premier «per la prima volta in una consultazione pubblica ci sarà una forte sinergia fra partecipazione online e offline attraverso l’integrazione fra risposte a questionari, dibattiti a scuola e su tutto il territorio e l’organizzazione di proposte su specifici obiettivi»
L’iniziativa è articolata in tre fasi: questionario, dibattito e costruzione comune. Il vademecum renzimiuriano prevede un questionario con domande sul rapporto “La buona scuola”, ognuno dopo la registrazione risponderà su ogni sezione (sette in tutto, ma non è obbligatorio) della riforma scuola, e infine potrà esprimere i propri commenti. Dal sito, creato apposta, ricordano che tutto questo è utile «perché non esistono soluzioni semplici a problemi così complessi. Perché – i cittadini ndr– ci aiutino a migliorare le proposte, a capire cosa manca, a decidere cosa sia più urgente cambiare e attuare. Perché per fare la Buona Scuola non basta solo un Governo. Ci vuole un Paese intero».
In dotazione agli utenti vi sarà un kit –reminiscenze scoutistiche del premier – da scaricare, per facilitare a scuole oppure organizzazioni, il dibattito nelle sedi scolastiche (collegio docenti, assemblee d’istituto, ecc. ).
In ultimo, uno spazio per la proposizione di progetti, idee e redazione di documenti da condividere per un dibattito comune.
Non è difficile immaginare i risultati di questa iniziativa. Rallentamento del processo decisionale e intasamento del sistema hanno un alto tasso di verificabilità. Ipotetica certo, ma verosimile.
In fondo lo si sa, la scuola italiana non ha solo un problema da risolvere.