Settimana decisiva per l’arte francese, inaugurazioni attesissime si succederanno con un tempismo perfetto: Fondazione Vuitton, Museo Picasso, FIAC e con lo scandalo di Paul McCarthy a Place Vendôme anche l’apertura della Monnaie de Paris, con la prima personale (e a questo punto provvidenziale) del controverso artista americano in Francia, rientra in questo turnover autunnale.
L’apertura della Fondation Vuitton e del Musée Picasso ha premesse burrascose che li proietta entrambi – ancor prima di (ri)nascere – come simboli degli ultimi progressi in fatto di trattative fra Stato e privati. Ma sono soprattutto grossi investimenti, le ultime cartucce di una cultura nazionale in calo con quotazioni molto al di sotto della media del mercato dell’arte internazionale.
Sono tanti a dire che Mc Carthy con il suo sextoy gigante eretto sulla piazza più chic di Parigi abbia risvegliato il dibattito artistico, oltre che quello morale in cui la politica francese non riesce a districarsi dalla legge sui matrimoni gay. I media si sono infatti scatenati da New York a Londra e perfino a Roma dove l’articolo della Mammì su Dagospia finisce di incoronare il plug di McCarthy come arte ufficiale occidentale.
Eppure, nonostante i sostegni riscossi, dopo l’atto di vandalismo che lo ha fatto sgonfiare, McCarthy sceglie di ritirare il suo “Tree”.
Chiuso il discorso? No. Vecchi e nuovi esponenti della cultura francese, dalla neo-ministra Fleur Pellerin a Jack Lang, si alternano sui social e in tv per difendere la libertà degli artisti dimenticandosi la questione della qualità artistica.
Con o senza sextoy, nell’arte contemporanea regna sovrana la provocazione per cui, già da un po’ di anni, nelle nostre piazze pubbliche troneggiano a mo’ di cultura ufficiale opere che abbracciano il cattivo gusto. E l’opera di McCarthy era perfettamente in regola dal punto di vista burocratico, complice quindi il sistema.
Però, quanto infinitamente più raffinato appare il dito medio di Cattelan a Piazza Affari paragonato all’esplicito sextoy di McCarthy! Da credere che l’arte contemporanea cent’anni dopo l’orinatoio di Duchamp si sia specializzata nel buon costume.
Ma non abbiamo ancora finito di sondare i limiti sociali del mondo libero? La cultura democratica, esportata a suon di cannoni nel resto del mondo, davvero non ha altri modelli che l’oscenità per rappresentare se stessa?
Propizio per il nuovo oscurantismo francese alimentato dalla Le Pen e occasione regalata per rilanciare qualsiasi campagna estremista, il sextoy di 24 metri sabotato e ritirato non va oltre il polverone mediatico – tra l’altro prevedibile e scontato.
Perché non chiederci ora qual è il valore artistico dell’opera di McCarthy, se per caso porta avanti la ricerca artistica, se la rinnova? E poi uno scandalo che ha il consenso di tutta la classe politica ufficiale da New York a Roma, che scandalo è?