L’8 novembre di ottant’anni fa il drammaturgo italiano Luigi Pirandello, “per il suo audace e ingegnoso rilancio dell’arte drammatica e scenica”, riceveva il premio Nobel per la letteratura.
Si legge nei suoi scritti:
“Una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran pino solitario in una campagna d’olivi saraceni affacciata agli orli d’un altipiano di argille azzurre sul mare africano… Per uno spavento che s’era preso a causa di questa grande morìa, mia madre mi metteva al mondo prima del tempo previsto, in quella solitaria campagna lontana dove si era rifugiata. Un mio zio andava con un lanternino in mano per quella campagna in cerca d’una contadina che aiutasse mia madre a mettermi al mondo… Raccattata dalla campagna la mia nascita fu segnata nei registri della piccola città situata sul colle… confesso che di tutte queste cose non mi sono fatta ancora né certo saprò farmi mai un’idea”.
(Saggi, poesie e scritti vari)
E ancora:
“Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti. Colà la mia famiglia si era rifugiata dal terribile colera del 1867, che infierí fortemente nella Sicilia. Quella campagna, però, porta scritto l’appellativo di Lina, messo da mio padre in ricordo della prima figlia appena nata e che è maggiore di me di un anno; ma nessuno si è adattato al nuovo nome, e quella campagna continua, per i più, a chiamarsi Càvusu, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco Xáos.”
(Frammento d’autobiografia)
La casa solitaria di cui parla Pirandello è un lembo di terra situato in contrada Caos, vicino ad Agrigento. Fu qui che in una costruzione rurale di fine Settecento venne al mondo, il 28 giugno 1867. Era la villa dei Ricci Gramitto, avi di parte materna, a cui lo scrittore rimase sempre particolarmente legato.Il padre Stefano, ex garibaldino, era proprietario di alcune zolfare.
Pubblicò il primo romanzo, L’esclusa, nel 1901, su consiglio di uno dei più grandi autori del verismo siciliano, Luigi Capuana, che lo introdusse negli ambienti letterari e lo incoraggiò a “provarsi nell’arte narrativa in prosa”.
(Le mani del drammaturgo)
Negli ultimi anni dell’ottocento una frana distrusse la zolfara siciliana dove erano impegnati il patrimonio del padre e la dote della moglie, Maria Antonietta Portulano. Quest’ultima, inoltre, cominciava a manifestare i primi segni di disagio psichico, dovuto all’immobilità cui la costringeva una paralisi alle gambe. Fu a causa di queste difficoltà che Pirandello intensificò i ritmi di lavoro e ci lasciò in eredità il suo capolavoro più grande, Il fu Mattia Pascal. Lo scoppio della prima guerra mondiale non fermò l’attività letteraria del drammaturgo: nel 1917 furono rappresentati Così è se vi pare e Il berretto a sonagli. L’anno successivo fu la volta de Il gioco delle parti.
Le opere pirandelliane furono interpretate dai più grandi attori italiani dell’epoca: Ruggero Ruggeri, Angelo Musco, Emma Grammatica, Dario Niccodemo e Lamberto Picasso. Negli anni Venti il palco della capitale ospitò Enrico IV e Sei personaggi in cerca d’autore. Quest’ultimo dramma (prima opera della trilogia del “teatro nel teatro”, assieme a Questa sera si recita a soggetto e Ciascuno a suo modo)ottenne presto un successo mondiale che la portò nei più importanti teatri del mondo: Londra, New York, Parigi, Atene.
(Luigi Pirandello durante delle prove teatrali con Marta Abba – sua musa – e Lamberto Picasso)
(Qui con Marta Abba)
Poco dopo il delitto Matteotti, in una lettera resa pubblica su un giornale, Pirandello chiese a Mussolini l’iscrizione al partito fascista. Nel 1925 assunse la direzione del Teatro dell’Arte di Roma, con cui organizzò una serie di tournée all’estero. Nel 1929 lo scrittore, ormai celebre in tutto il mondo, fu nominato Accademico d’Italia.
Morì di polmonite nel dicembre 1936. Nel suo testamento, sotto in foto, chiese che la notizia della sua morte non venisse divulgata e che il funerale e la sepoltura fossero semplicissimi.
(Foto raccolte dall’archivio della casa natale di Pirandello ad Agrigento)