Arriva un giorno, all’improvviso, una nuova consapevolezza, come una rivelazione biblica, istantanea e feroce, crudele come il dio del nuovo testamento od una delle divinita’ indiane prima di Buddha. Forse l’effetto della luna piena vista dall’aereo nell’intorno della Germania, forse. Mi sono trovato imbambolato a contarne i crateri, i mari, ad interrogarmi come un uomo di Neanderthal od uno scienziato babilonese, su una zigurrat in abito da aereo di linea, su quale sia la ragione per cui esistono i satelliti, perche’ Marte, inutile e senza vita, ne abbia due, e noi solo uno. Frall’altro con due nomi stupendi, Foibos e Deimos, le radici di terrore e paura, dell’ignoto. Noi, invece, terrestri malinconici, abbiamo la luna, selene, the moon. Ed io la guardo, la scruto, aspettando di vedere un sorriso, come nel famoso film di Melies, Viaggio sulla Luna ( https://www.youtube.com/watch?v=C65G-MoZI4Q ). O come quella coperta di panna montata, imbelle e svampita, di The Mighty Boosh (https://www.youtube.com/watch?v=FxyD2pB6mWA).
O, forse, ritualmente, sono passato attraverso un momento di cambiamento interno, genetico, una fascia di asteroidi o di emozioni, in cui la maturita’ o la protervia fanno un altro passo avanti: ora sono certo di appartenere solo al presente, a quello che mi accade nell’intorno del tempo. Sono quello che sono ORA. Il passato è fardello, nostalgia e dolore commosso, il futuro un’ipotesi talmente ammantata di incertezza da essere impossibile da valutare. L’oggi e’ il mio risk free rate, caro Orazio. Il presente e’ sempre meno conseguenza di quello che sono stato, ho amato, scelto, inventato, ma sempre piú riconoscimento di quello che sono nell’istante. Non suona bene da uno che si occupa di finanza ogni giorno, vero? Uno che dovrebbe essere abituato ad analizzare il passato per capire il futuro, considerando tutto su base t-x, t e t+x. Purtroppo o per fortuna me ne sono reso conto, scusa la battuta, nel tempo ma ancora in tempo. All’improvviso, su un aereo che viene allegramente sballottato sui cieli d’Europa, fra bombe d’acqua e correnti stagionali. Subitaneamente, come una percezione di morte e di vita da salmi ambrogini, seduto con davanti un bicchiere d’acqua ne’ pieno, ne’ vuoto, ma presente. Con una lettera che trovo nelle tasche che mi dice che il governo lussemburghese vuole darmi delle pasticche di potassio, da assumere in caso di incidente nucleare nella vicina Francia. Mi interrogo fra sballottamenti del presente ed ansie future.Ed io sono li’, con un sorriso leggero, frau no sberleffo etrusco ed un sarcasmo da vociano.
Sento tutta la responsabilita’ e la futilita’ della genetica che mi porto addosso, che spingo con me, come una promessa inevasa di far bene, meglio, di arrivare dove non sono mai arrivato. L’eccellenza, raccontavo ad un collega, è questa capacitá ultima di stare in equilibrio sui tempi, sul tempo, la coerenza di resistere con un passo quotidiano e solerte, nel voler arrivare oltre, in cima. Non ci si inventa il panorama dalla sommita’ di una montagna, bisogna arrivarci.
Allora, oggi, nel volo di ritorno al lavoro, con ancora saluti ed abbracci orme addosso, ho scoperto di essere fatto essenzialmente di presente, un work in progress continuo, estenuante ed affascinante.
Molti amici, molti affetti, anche personalmente importanti, vitali, si sono rivelati nel tempo tiranno e furbino come le scogliere domestiche che si allontavano dai primi esploratori. All’inizio si paga con lacrime il costo del distacco ma poi, appena la costa diventa una leggera linea di bruma, il mondo diventa la nave, il mare attorno e quello che conta è il percorso fino a destinazione. Ed indietro non si guarda piu’, perche’ sis a che la vita, nel gran mondo relativo in cui viviamo, le cose sono andate avanti, magari piu’ lentamente o piu’ velocemente. La mappa nautica e’ composta allora da stelle eterne ed un sentiero kantiano verso la propria risoluzione. Compagni di viaggio occasionali, delfini curiosi e meduse giganti eterne ed indifferenti sono il mondo con cui fare i conti. I volti delle persone che non ci sono piu’, di quelli che sono distanti, di chi non ha interesse vero a parlarti, diventano icone, memorie o graffiti sulle pareti, ma non sono piu’ la sostanza dei giorni. Da corpi fisici, abbondantemente presenti, diventano icone, manifesti, santini, fotografie, pensieri, ma niente di piu’. Evaporiamo gli uni agli altri, mentre altre persone avanzano, scavano la loro presenza nel marmo attorno.
Tutto si affievolisce attorno e tutto è a fuoco al centro della scena.
Ribadisco: conta il presente, conta l’aspra evidenza che nulla o nessuno ti salverá se non te stesso. Con quel sorriso fosco da giornate illuminate dal sole autunnale. Solo abbandonando la prosopopea del passato e la titubante aspettativa del passato, solo scorticando il tempo fino al presente, ritrovando il senso del bene e del male nell’adesso, la divinitá inascoltata dell'”ora e qui”, te lo dico, caro Orazio, ritroveremo la direzione. Un dio situazionista of un’umanitá concentrata sull’odierno ci salverá, dal declino inesorabile di neuroni ed emozioni. Senza accomodarsi. Si cambia se non ci si accontenta mai. La tensione del ‘first best’ dice spesso un caro amico economista, la tensione a voler essere in linea con la miglior idea di se’. Poi si sbaglia, ci si corregge o si sposta la rotta, ma, in fondo, caro Orazio, l’importante e’ vivere la miglior scelta possibile nell’istante, nel paradosso che domani non potrebbe esserlo piu’. Ma lo vedremo domani, appunto, che non e’ un futuro, od una tipologia di futuro. Il domani e’ quello che l’oggi scatena e crea. Ora.
Osservo di nuovo la luna, la trovo familiare, forse la cosa geneticamente e socialmente, a cui siamo piu’ abituati. I volti cambiano, quello della Luna, mai. Muta, ma rimane sempre lo stesso, come un presente eterno che ci vigila. Come il desiderio di cambiare e di migliorare le cose. Nonostante l’a-pensiero unico e il momento ferocemente warholiano che ci tocca vivere.
https://www.youtube.com/watch?v=2-KGiwGn1d8
“Ho conosciuto le persone piu’ importanti della mia vita per puro caso, su un treno, ad una festa, ad un convegno, su un aereo, a ricreazione. O me la ha donate il mio stesso DNA. Ogni giorno dovremmo imporci un sorriso ad uno straniero ad una fermata dell’autobus. Tutti mondi inesplorati gli altri. Son sicuro anche Cristo non perse tempo a cercare gli apostoli. Scelse i primi che gli donarono un sorriso od una parola e che si resero conto che non indicava la luna ma le stelle, come la Bette Davis di uno dei suoi primi film. Non chiedere la luna, se puoi avere le stelle”
KJ Okker – “Religione per gigioni”
Soundtrack
Kick Bong – The Logical Life
https://www.youtube.com/watch?v=vuR8-FKVhbY
Johannes Okeghem – Qu’est mi vida, preguntais