Nei panni di una rossaA proposito di resilienza

Il 3 dicembre scorso Milano è entrata a far parte del progetto 100 Resilient Cities (100RC), promosso dall'americana Rockefeller Foundation con l’intento di diffondere e sviluppare in tutto il mond...

Il 3 dicembre scorso Milano è entrata a far parte del progetto 100 Resilient Cities (100RC), promosso dall’americana Rockefeller Foundation con l’intento di diffondere e sviluppare in tutto il mondo strategie urbane improntate alla resilienza.

“We can’t predict the next disruption or catastrophe. But we can control how we prepare for and respond to these challenges. We help make our cities better at adapting to the shocks and stresses of our world and transforming them into opportunities for growth.”, si legge sul sito web della Fondazione, che nel 2013 ha celebrato il suo centenario e che ha una sede anche nella nostra Bellagio, sul Lago di Como. 

Milano è stata selezionata fra oltre 300 candidate, distinguendosi per la sua influenza a livello internazionale, sia come realtà industrializzata e con forte densità di popolazione, sia, soprattutto, come hub di finanza, design e  cultura. Fa parte della seconda tranche di città inserite nel progetto (a giugno scorso era stata selezionata anche Roma). 

Il programma prevede uno stanziamento di 100 milioni di dollari per le 100 città, ognuna delle quali dovrà dotarsi di una figura di CRO (Chief Resilience Officer), responsabile dello sviluppo di una strategia per la resilienza territoriale a partire dai rischi che caratterizzano il tessuto urbano. 

Milano tra le 100 Resilient Cities

Ma cos’è la resilienza? 

Il termine deriva dalla scienza dei materiali e indica la proprietà che alcuni materiali hanno di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione.

In psicologia, la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici, quella capacità che permette di resistere, adattarsi e rafforzarsi a fronte di una situazione di rischio: le persone resilienti vengono rafforzate dalle avversità anziché indebolite. 

Secondo la psicologa Susanna Kobasa dell’Università di Chicago, le persone che meglio riescono a fronteggiare le contrarietà (ovvero le persone resilienti) mostrano tre aspetti della personalità:

1) Impegno. È  la tendenza a lasciarsi coinvolgere nelle attività, tipica di persone attive, attente e vigili ma non ansiose, realistiche nella valutazione delle difficoltà. Perché ci sia impegno è necessario avere un obiettivo da raggiungere, qualcosa in cui credere.

2) Controllo. È la convinzione di non essere in balia degli eventi, ma il sentire di poter dominare ciò che si fa, col tempismo nell’intervenire o la capacità di fare un passo indietro all’occorrenza. 

3) Gusto per le sfide.  E’ la disposizione ad accettare i cambiamenti e a vedere il cambiamento come un incentivo a crescere, percependo gli aspetti positivi delle trasformazioni piuttosto che quelli negativi. 

La resilienza è una funzione psichica che si modifica nel tempo in rapporto all’esperienza e ai vissuti, per questo è una caratteristica che si può apprendere .

La resilienza è anche una componente della creatività.

Oggi, sempre più spesso il concetto di resilienza si va ad applicare anche alle comunità o ai gruppi sociali, soprattutto in seguito a gravi catastrofi. E’ questo il senso del progetto 100RC, dove la resilienza è la capacità di comunità e istituzioni di gestire in modo positivo e innovativo emergenze ambientali, economiche e sociali. Il progetto della Fondazione Rockefeller vuole favorire politiche di resilienza agli stress fisici, economici e sociali che impattano la popolazione: e non si tratta solo degli eventi più catastrofici (come nel caso di Milano le sempre più frequenti esondazioni del Seveso), ma anche stress quotidiani che indeboliscono il tessuto di una città. Per questo si partirà dalla riqualificazione delle periferie.

La città resiliente non si adegua soltanto, ma cambia costruendo risposte nuove: per questo la resilienza è una qualità fondamentale per lo sviluppo sostenibile (cioè durevole). E per questo i fattori identitari, la comunità di intenti e di valori sono il fondamento essenziale della comunità resiliente. 

Grazie al progetto della Rockefeller Foundation ci sarà la possibilità concreta di sviluppare iniziative che facciano da apripista anche per altre città. Ci auguriamo tutti che Milano saprà cogliere quest’occasione, soprattutto in vista di Expo 2015. 

Per approfondire: “Resilienza. La scienza di adattarsi ai cambiamenti” (Andrew Zolli con Ann M. Healy, Rizzoli 2014, 371 p.). 

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