Stanno protestando in questi giorni sui social network e continueranno questa mattina nelle sedi delle Province di tutta Italia, i circa ventimila dipendenti degli enti intermedi che, proprio a causa di un emendamento presentato dal Governo Renzi alla legge di Stabilità, finiranno in mobilità a partire dal 2015. Ma cosa vuol dire esattamente “finiranno in mobilità”?
In sintesi per due anni, parte degli ormai ex impiegati (il 50% per le Province, il 30% per le Aree Metropolitane) saranno trasferiti agli uffici di Regioni, Comuni, enti statali e tribunali nei loro territori.
Passato questo lasso di tempo, chi non avrà trovato una ricollocazione sarà accompagnato verso il prepensionamento. È questo il percorso tracciato dall’emendamento del Governo al vaglio del Senato e che dà seguito aitagli che subiranno le Province nei prossimi tre anni.
Un miliardo di fondi in meno per il solo 2015, il doppio nel 2016, fino al taglio da tre miliardi di euro previsto per il 2017. Un piano triennale, quello della Legge di Stabilità, che ha fatto che adesso preoccupa i dipendenti, che non hanno idea di cosa ne sarà del loro futuro.
A questo punto la (leggittima) preoccupazione è sfociata in aperta protesta, ed a guidare le danze i dipendenti della più significativa Area Metropolitana d’Italia, quella di Roma. La (ex) Provincia di Roma ieri ha vissuto una giornata convulsa culminata con l’occupazione simbolica del Consiglio, interrotto a più riprese ma che poi è riuscito a varare il fondamentale nuovo Statuto dell’Ente, al grido di “Provincia di Roma (dis)occupata”.
«Renzi non sa neanche cosa deve fare – spiegano i lavoratori – e il governo sta approvando un emendamento alla legge di stabilità che prevede il ridimensionamento del costo del personale del 30% e questo significa esuberi al 50% per le Province e al 30% per le Città metropolitane. E Zingaretti, Presidente della Regione ed ex Presidente della Provincia, non ha aperto una cabina di regia con i sindacati per decidere le competenze che avrà il nuovo ente».
“Con il nuovo anno, grazie a Renzi, non ci saranno più i soldi per l’edilizia scolastica, le strade provinciali, la tutela dell’ambiente, servizi sociali, politiche attive del lavoro, e le emergenze del territorio. Attraverso questa inaccettabile manovra, nel 2015, 800 lavoratori della Provincia di Roma e 300 di Capitale Lavoro SPA saranno a rischio occupazione”, scrivono i sindacati.
“Oggi (ieri) – prosegue la nota – in occasione del consiglio metropolitano, convocato per l’approvazione dello Statuto, i lavoratori e le lavoratrici della provincia di Roma, organizzati da Cgil Cisl e Uil e RSU chiederanno alla politica, al sindaco Metropolitano Marino, un’ assunzione di responsabilità per contrastare questa scellerata manovra economica e di attivarsi verso la Regione Lazio, affinché il presidente Zingaretti recuperi il ritardo accumulato nell’attuazione della legge Delrio in merito al riordino delle funzioni e delle competenze delegate”.
Il Sindaco Marino, presente in aula, ha garantito “il suo impegno a portare subito al governo le loro istanze”. E ciò che sta accadendo è estremamente grave perchè, nel più assoluto disinteresse dei media e della politica, il Paese sta rischiando una paralisi di servizi fondamentali: dalla scuola alle strade, dalle politiche attive del lavoro (centri per l’impego ecc…) alla tutela ambientale, come anche le emergenze sui territori (protezione civile…) o il sostegno ai piccoli Comuni che da soli non saranno più in grado di erogare alcun servizio, vuoi per carenze di organico che finanziarie.
Per spiegarmi meglio, immaginate che da domani chiudano le scuole superiori e gli istituti professionali, contestualmente che si blocchino tutte le attività dei centri per l’impiego e che alla prima pioggia, o nevicata, le strade non vengano pulite o riparate isolando così migliaia di comuni e milioni di persone… Questo il quadro che potrebbe prospettarsi da gennaio, qualora l’emendamento del Governo non venga modificato.
Senza poi parlare delle migliaia di dipendenti delle (ex) Province, e delle società collegate, che rischieranno di andare ad infoltire la già fin troppo ricca schiera di disoccupati.
Insomma si abbia il coraggio di dire che il DDL Delrio è fatto male, costruito quasi esclusivamente per poter annunciare “l’abolizione delle Province”, senza tener nel giusto conto servizi, competenze e risorse umane.
Anche le Regioni, dal canto loro, hanno delle palesi colpe. Dovrebbe essere infatti loro la responsabilità di cercare insieme al Governo ed all’UPI (Unione Province Italiane) soluzioni in grado di garantire sia il mantenimento dei posti di lavoro che la regolarità delle funzioni delle, ormai ex, Province.
Ma non è ancora troppo tardi: che la politica, a tutti i livelli, si attivi con il Governo per modificare l’emendamento evitando così di gettare il Paese in un caos senza precedenti.