(Es)cogito, ergo sumIl razzismo è una malattia autoimmune

  Se i fatti che sto per raccontare fossero realmente accaduti, sarebbe una sconfitta per tutti. Per chi, nel nome dell’accoglienza e della solidarietà, si spende davvero e per coloro che compilano...

Se i fatti che sto per raccontare fossero realmente accaduti, sarebbe una sconfitta per tutti.

Per chi, nel nome dell’accoglienza e della solidarietà, si spende davvero e per coloro che compilano, con assoluta buona fede, un bollettino per aiutare i meno fortunati che vivono dall’altra parte del mondo.
Qualche sera fa, all’ospedale Fuorigrotta di Napoli è giunta una giovane originaria dello Zimbawe. Le sue condizioni di salute sembrano subito gravi; ha evidenti difficoltà respiratorie, accusa un dolore al petto talmente forte da non riuscire a parlare. Si sospetta un infarto. I parenti e gli amici che la accompagnano raccontano una storia che mette i brividi; la donna, ai primi segnali di malessere, da Castel Volturno- dove abitava- si era recata, qualche ora prima, all’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, dove le guardie giurate all’ingresso non l’avrebbero fatta entrare. Mary, questo il nome della donna, non sa parlare bene l’italiano ma si fa capire a gesti, come meglio può, tentando in tutti i modi di spiegare che ha urgente bisogno di aiuto e di essere visitata. Per tutta risposta, non solo non sarebbe stata fatta entrare ma sarebbe stata rispedita a casa.
Qualche ora dopo al Fuorigrotta di Napoli, dove la giovane donna viene accompagnata, la situazione precipita. Mary va in arresto cardiaco e muore. A soli trent’anni.

A nulla serviranno il massaggio cardiaco e il defibrillatore.

C’è chi afferma che questo non sarebbe il primo episodio di razzismo avvenuto nell’ospedale di Pozzuoli e che già in passato sarebbe accaduto che alcuni extracomunitari siano stati mandati via dalle guardie all’ingresso. La direzione del nosocomio smentisce ogni accusa, ribadendo che invece sono moltissimi gli extracomunitari che lì vengono curati ogni giorno, con premura e dedizione.
Adesso partiranno le indagini e si spera che se qualcuno si sia davvero macchiato di un atto così spregevole, paghi. Senza alcuna indulgenza.
Intanto resta l’amarezza per una giovane vita che- forse- poteva essere salvata e il sospetto di condividere la nazionalità con gente che non si vergogna di toccare la dignità e la sensibilità di un altro essere umano con le mani sporche.

E’ avvilente constatare che il razzismo continua ad essere una malattia autoimmune, subdola e- proprio per questo- difficile da debellare. Non si vede fino a quando non si esplicita trasformato in un gesto di intolleranza.

Non si vede finchè, come sarebbe capitato a Mary, non uccide.
 

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