Che qualcuno voglia fare la festa alla Casa della Legalità di Genova è cosa nota. Rompono le scatole: raccontano, e sopratuttto denunciano con atti e fatti, di mafie e poteri (politici ed economici) senza guardare in faccia a nessuno e questo da fastidio lì in quella terra ligure crocevia di tanti rapporti e tanti legami perversi nel corso degli anni. Ora, all’alba del 2015, la festa la vogliono fare 2.0.
Spieghiamoci: Antefatto. Nel maggio 2014 Giacomo Chiappori, sindaco leghista di Diano Marina, promuove una querela contro la Casa della Legalità, “in proprio e non certamente per conto del Comune di Diano Marina” specifica Abbondanza, presidente della Casa in una nota. «Chiappori – che contesta un articolo in cui sono riportati fedelmente Atti Giudiziari ed informazioni pubbliche – chiede all’Autorità Giudiziaria di procedere all’oscuramento dell’articolo e della Relazione della Procura Nazionale Antimafia del 2013. La Procura della Repubblica di Imperia ricevuta la notizia di reato valuta i fatti in modo totalmente differente rispetto al querelante. Infatti la Procura NON chiede alcun provvedimento di oscuramento dell’articolo contestato e non lo chiede nemmeno per la Relazione della Procura Nazionale Antimafia del 2013».
Dunque non ravvisando nulla l’autorità giudiziaria ci pensa il provider (Aruba Spa), cioè la società che fornisce lo spazio per permettere al sito della Casa della Legalità di rimanere in Rete. Dopo aver chiesto nei giorni delle festività natalizie le fonti degli articoli di Abbondanza arriva la risposta, e qui nasce un incidente di non poco conto. Chiappori infatti contatta il provider scrivendo che gli articoli e la relazione della Direzione Nazionale Antimafia “violerebbero i diritti e le libertà del Comune di Diano Marina”.
La società che tiene online il sito della Casa, dopo l’invio dei documenti da parte di Abbondanza emette la sua sentenza: «Precisato che non compete alla Scrivente esaminare e valutare la documentazione da Voi inviata con dette comunicazioni non possiamo fare a meno di rilevare che i contenuti pubblicati … sono comunque oggetto di giudizio pendente presso la competente Autorità Giudiziaria. Ciò detto comunichiamo che trascorse 24 ore dal ricevimento della presente la Scrivente provvederà, senza ulteriori avvisi, alla sospensione del Servizio, come previsto dalle vigenti Condizioni di Contratto». Anni di lavoro di Abbondanza e soci va così verso il nulla, nonostante non ci sua stata «alcuna disposizione di sequestro preventivo, di oscuramento e tantomeno vi è stata un provvedimento di censura da parte dell’Autorità Giudiziaria», specificano dalla Casa della Legalità.
Abbondanza fa sapere che «si è all’opera da ieri per salvare tutti i dati aggiornati del sito, procedendo alla “migrazione” del dominio e quindi alla riattivazione del sito su un nuovo server (all’estero)… e terminato questo si procederà verso il provider nelle sedi preposte per i danni subiti e per l’abuso perpetuato (sostituirsi all’Autorità Giudiziaria non è proprio una funzione che ci risulti spettare ai Provider)». Lo stesso puntualizza, a mio parere a ragione, e qui sta uno dei punti su cui ci sarà da riflettere anche a livello legislativo, «avrebbe potuto (il provider, ndr) decidere di sostituirsi all’Autorità Giudiziaria limitandosi ad oscurare la sola pagina dell’articolo costato e della Relazione della Procura Nazionale Antimafia del 2013 presente sul nostro sito, se il problema era solo la lamentela del Chiappori… Invece decidono (ma sembra che avessero già deciso) di chiudere tutto il sito della Casa della Legalità».
Se basta la decisione di un provider, senza intervento dell’Autorità Giudiziaria, per buttare anni di lavoro, inchiesta e impegno civile serio senza sponsor, padroni e padrini, allora siamo tutti sotto tiro del potente di turno in grado di fare pressione su un provider. Questione di vita democratica in mano a un’azienda privata: in attesa di norme più chiare e di un mondo politico più ricettivo e attento sul tema c’è chi già si muove “bene” dentro questa incertezza. E questa storia ne è un esempio calzante.