L’insostenibile pesantezza dell’essere italianoRoma: la grande abbuffata.

A Roma "La grande abbuffata" non è solo un film, è uno stile di vita. L'abbiamo capito tutti, ma lo sapevamo già da un pezzo. Roma Capitale è divenuto il sogno dei populisti da tastiera, i nuovi Gi...

A Roma “La grande abbuffata” non è solo un film, è uno stile di vita. L’abbiamo capito tutti, ma lo sapevamo già da un pezzo. Roma Capitale è divenuto il sogno dei populisti da tastiera, i nuovi Giannini del 2014, che non aspettano altro per accanirsi contro la Kasta. Secondo me, in realtà, c’è gran poco per cui prendersela: fanno talmente tante figuracce che è ormai impossibile tenere il passo della critica. Non ci lasciamo nemmeno il tempo di polemizzare sull’affaire Roma Capitale che lanciano in pasto ai leoni una nuova chicca. Talmente inverosimile che all’inizio credevo fosse una notizia satirica di Lercio.it o una bufala di dimensione bibliche.

Invece questa candidatura per le Olimpiadi 2024 di Roma vogliono davvero portarla a termine. Tutto in linea con il patto di stabilità, direi. Infine si tratta solo di una spesa di 7,6 miliardi di euro (di cui solo 2 coperto dal Cio, comitato olimpico internazionale) e non penso che Renzi possa sborsarli di tasca sua come Berlusconi con l’IMU. Se molte persone credono che sarà una “spesa a buon rendere”, e di questo ne parleremo dopo, non abbiamo ancora fatto i conti con l’impeccabile fama che il 2014 ha riservato nel panorama delle infrastrutture e grandi eventi. L’inchiesta Mose sta facendo strage a Venezia, i vertici dell’Expo a Milano sono tutti dentro e Mafia Capitale è solo all’inizio di una probabile (ma sicuramente insabbiata) ecatombe. Il Telegraph, così per stemperare gli animi, che “le Olimpiadi si giocheranno nella casa della camorra“. Praticamente hanno già tutti bocciato Roma, a parte il nostro governo ed il 49% degli italiani che, oltre a credere nelle favole della luce in fondo al tunnel, si sono già dimenticati dei tristi precedenti.

Questo è infatti il grande punto a sfavore dell’Italia: le cosiddette grandi manifestazioni sportive di casa nostra (o cosa nostra, la battuta viene troppo facile) si sono sempre rivelate un grande successo per gli sciacalli ai piani alti ed un buco nell’acqua per la gestione delle infrastrutture.

  • Roma 1960: nel caso non lo sapeste già, Roma era già Mafia Capitale da un pezzo. Le Olimpiadi del ’60 hanno lasciato nel corso degli anni solo grandi monumenti fatiscenti, inutilizzati e (molto spesso) dimenticati. Opere maestose, come lo Stadio Olimpico, che dopo una successiva ristrutturazione, molto spesso non avvenuta o comunque molto superficiale, si sono viste ridotte a causa dello spreco e dell’incapacità di utilizzo. L’EUR doveva essere il nuovo centro dell’innovazione di Roma, ora è il simbolo da non seguire, una grande opportunità gettata alle ortiche. Solo a pensare come sono state riadattare le strutture ed i quartieri di altre città ospitanti si capisce la mala gestione delle nostre: il porto olimpico di Barcellona 1992 è diventato uno dei centri della vita notturna, Londra 2012 ha contribuito a rivalutare e letteramente rifondare Stratford, uno dei distretti più isolati e degradati della città. Noi non impariamo mai.
  • Italia ’90: nemmeno con il calcio ci siamo rifatti davanti al mondo. Nonostante una spesa dell’85% in più del budget stimato e la costruzione di due stadi da 60.000 ex novo, la gestione delle nuove strutture è stata scandalosa. Il San Nicola di Bari è il paradosso dei paradossi: uno degli stadi più grandi d’Italia, progettato da Renzo Piano per inciso, versa in condizioni pietose già dalla fine dei Mondiali ed è continuamente vittima degli agenti meteo dato che le spese di manutenzione risultato troppo alte. Il Delle Alpi ha dovuto invece passare in mano privata per avere un degno utilizzo.
  • Torino 2006: i ricavi sono stati egregi, circa 1 miliardo di spese per 3 miliardi di incassi. Siamo sicuri siano state fatte in Italia? Sì, se prendiamo infatti il caso della pista olimpica di Cesana Pariol: costata circa 110 milioni di euro (con un preventivo di 60, attendibile come sempre!) ora è inutilizzata. Il solo rimetterla in funzione costerebbe circa 15 milioni di euro, quindi tanto vale lasciarla ferma per una perdita annua di 450 mila euro. L’ultima apertura risale ai mondiali di slittino del 2011, pubblico stimato di cento spettatori.

Ecco perchè non sarà una spesa a buon rendere, se non per chi ci governa ora. Saranno affari di chi sarà in carica nel lontano, ma non troppo 2024 e soprattutto di chi dovrà pagarci le tasse. Sempre gli stessi, tranquilli.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club