Sto leggendo il libro di Luca Pacilio “Il videoclip nell’era di YouTube” (Bietti Heterotopia, 2014), un testo davvero immancabile. L’autore, per chi non lo sapesse, è vice-direttore dello storico sito di critica cinematografica Gli Spietati e cura da tempo una rubrica dedicata ai video musicali sul settimanale FilmTv (oltre ad altre X cose che non sto qui ad elencare).
Negli anni ’90 il videoclip ha avuto un suo momento magico, con registi che hanno mosso lì i loro primi fondamentali passi prima di diventare (anche) celebrati autori da ‘grande schermo’ o che hanno confermato anche nei loro lavori applicati alla musica un talento indiscusso e indiscutibile (qualche nome, anche se facile da farsi venire alla mente: Spike Jonze, Michel Gondry, David Fincher, Cris Cunningham, Jonathan Glazer, eccetera). In quel periodo in Italia era esplosa Mtv, arrivata dopo anni di ‘sentito dire’, con la proiezione di video straordinari a ciclo continuo: ma intorno al 2000 quel canale è molto mutato, il video è diventato oggetto comune e un po’ meno al centro dell’attenzione. Colpa della sua eccessiva disponibilità, forse, data dall’avvento di YouTube in cui tutto lo scibile (soprattutto) musicale è reperibile a proprio insindacabile piacimento.
Un libro come quello di Luca Pacilio è fondamentale per recuperare il tempo perduto (o i video perduti, visto quanti sono ormai quelli disponibili!), un testo critico che riallaccia l’epoca d’oro del clip di cui si diceva a inizio post e lo collega direttamente all’oggi, sottoponendo all’attenzione del lettore molto di ciò che non va ignorato.
Non un mero elenco del ‘meglio di’, sia chiaro, ma un lavoro accurato (con molte interviste agli autori più importanti e meno noti) che rende ovvio a chiunque si degni di prestargli attenzione come il videoclip non si possa considerare genere minore rispetto al cinema: per i nomi che coinvolge, per la qualità e la ricercatezza dei mezzi con cui viene prodotto, per l’essenza di cinema in breve che ne pervade le produzioni più riuscite.
Per citare anche solo un esempio, preso dalle pagine introduttive del libro di Pacilio: il ciclo di corti realizzati da Seamus Murphy per portare in immagini tutto il disco di PJ Harvey “Let England Shake” nel 2011.
Qui sotto uno dei video, intanto io con il libro in mano e YouTube aperto continuo la scoperta.