Il ceto medio riflessivo me lo immagino sempre con il volto corrucciato e pensoso di quel povero Cristo di Pasolini. Tra l’altro i membri del ceto medio riflessivo hanno sempre la frase giusta al momento giusto e molto spesso con quel volto corrucciato ripetono “Io so. / Io so i nomi…”, sentendosi appunto Pier Paolo Pasolini. Il ceto medio riflessivo sa, questo è il punto. Fino a poche settimane fa il ceto medio riflessivo sapeva molte cose sulla strage di Parigi, si chiedeva, insinuava. Certo essendo riflessivo non poteva spingersi fino ai limiti del grillismo e dire che era tutto finto, però il ceto medio riflessivo si domandava “a chi servirà questa strage? ”. E loro sapevano a chi serviva (“Io so. / Io so i nomi…” ), sapevano che serviva al Front National, alle destre europee, alla repressione, ai reazionari (sarebbe stato inutile dire al ceto medio riflessivo che il FN era già stato il primo partito alle europee e quindi non aveva bisogno della mattanza di Charlie Hebdo per conquistare consenso, sarebbe stato anche inutile far notare, come hanno fatto molti analisti, che la strage comunque rafforzava il governo Hollande).
Il ceto medio riflessivo sa i nomi dei responsabili di tutte le stragi, ma di certo il ceto medio riflessivo non si accontenta, perché non è indifferente (“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”), sa da che parte sedersi (“Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati”) e ricorda sempre i moniti della storia (“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano … Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare” ). Poi per fortuna vennero le elezioni in Grecia ormai patria spirituale di tutto il ceto medio riflessivo vista la presenza di Alexis Tsipras (prima la patria era stata Cuba, poi il Venezuela, poi la Bolivia, poi il Brasile, poi l’Uruguay) che è riuscito nella mirabolante impresa di far tornare sugli scranni del parlamento europeo alcuni membri del ceto medio riflessivo italiano come Spinelli e Maltese (con code di polemiche etiche e morali, croce e delizia del ceto medio riflessivo: “avevi detto che avresti rinunciato al seggio! ”, “ma non ti vergogni a tenerti lo stipendio da giornalista? ” ).
Venne il giorno, e Syriza vince le elezioni in Grecia, ed è ovviamente un importante fatto storico che un partito di sinistra radicale guidi un paese europeo, ed è ovviamente immensa la gioia e l’entusiasmo di tutto il ceto medio riflessivo che è ovviamente capace di “…sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo”. Festeggiamenti, baldoria, goduria ma poi qualcosa come sempre si rompe, ed è qui, di fronte all’evidenza della storia e di fronte al principio di realtà (insomma, la politica) che il ceto medio riflessivo si impanna: Tsipras ad esempio per poter governare ha bisogno di fare un accordo e non può certamente appoggiarsi ad Alba Dorata, tantomeno al Pasok e non può accordarsi con i comunisti che invece vogliono uscire dall’euro ed allora si allea (come era già segretamente deciso da tempo) con il partito di destra Anel vicino a Syriza sulle questioni economiche. “E come si accorderanno sui diritti civili ?” si chiede il ceto medio riflessivo, preoccupato, anzi preoccupatissimo, senza pensare che magari i greci (in questo momento, per carità di Dio) possono essere poco interessati ai diritti civili. Ma il ceto medio riflessivo si calma facilmente e nonostante veda come il fumo negli occhi il patto del Nazareno (“Mai con Berlusconi, mai ”), si rasserena pensando che nella storia molti partiti progressisti si sono alleati con partiti avversi per uscire da situazioni storiche complesse. Ma tanti sono gli ostacoli che si frappongono ancora sul cammino della rivoluzione: ad esempio (incredibile ma vero) Tsipras non ha messo nessuna donna nel suo governo (“ E le quote rosa? E la fine della società patriarcale? ”). Però il momento peggiore per il ceto medio riflessivo è l’attestato di stima che il nuovo premier greco fa nei confronti di Matteo Renzi (il nuovo nemico numero uno del ceto medio riflessivo): “Io come Matteo, cambierò verso all’Europa” dice Tsipras e qui ovviamente comincia a scemare l’effetto Grecia (“ma come quindi paga il debito?”, “Ah quindi si mette a trattare con l’Europa come fanno l’Italia e la Francia?”, “Non escono dall’euro riuscendo a invertire la rotta esportando yogurt e feta?”) e forse nemmeno la lettura dell’ultimo numero di Internazionale tirerà su il ceto medio riflessivo.
“Io so.”, dice il ceto medio riflessivo, ma io non so, dico io. Perché non si può sapere tutto di politica, di economia, di finanza, di diritto, di storia, di medicina, di scienza, perché se sapessimo tutto non faremmo gli impiegati, i panettieri, gli studenti, i becchini, gli insegnanti, gli assistenti domiciliari, i baristi, i camerieri, i commessi, perché se sapessimo tutto in questo momento saremmo a dirigere un think tank internazionale per risolvere i problemi del pianeta (discorso a parte fanno i membri del ceto medio riflessivo che nella vita reale sono disoccupati: se sapevi qualcosa, appunto, non eri disoccupato…). Io non so, cerco di capire, questo è il punto: ma dal momento che l’avvenire giace sulle ginocchia degli Dei, continuo (nonostante il ceto medio riflessivo) a fare il tifo per il popolo greco.