Si chiama ‘horror pleni’ e a teorizzarlo ci ha pensato Gillo Dorfles nel 2008, alla veneranda età di 98 anni. Nel suo libro “Horror Pleni. La (in)civiltà del rumore”, Dorfles (critico d’arte, pittore, filosofo, psichiatra, classe 1910) dedica un’approfondita analisi a tutta quella scoria sensoriale e massmediatica che appesantisce il nostro quotidiano, o quanto meno lo disturba con un insistente rumore di fondo.
Uno dei problemi che più ci affliggono oggi è infatti il troppo, l’abbondanza che diventa eccesso: troppi stimoli, troppa informazione, ma anche troppo cibo, troppi desideri indotti, troppe possibilità di scelta. E’ tutto talmente troppo da indurre spesso alla paralisi, nel senso che non sapendo quale strada prendere finisce che rimaniamo fermi.
Riuscire a districarsi in questo mare magnum, specialmente in certi contesti sociali e lavorativi, è una vera sfida, e spesso a fare la differenza non è tanto la nostra capacità nel fare le cose, quanto la nostra capacità nel priorizzarle: ovvero, la nostra abilità nel capire cosa è più importante e cosa dobbiamo quindi fare per primo. Cosa dobbiamo fare adesso.
Se c’è un’abilità che vorrei imparare in questo nuovo anno è senza dubbio quella: agire per priorità.
Un’osservazione che da più pulpiti mi fa riflettere è questa: tutto diventa più semplice quanto più riusciamo ad automatizzare le nostre azioni, riducendo le possibilità di scelta e azzerando il dubbio. Detto così suona quasi minaccioso: lo è, in fondo, se applicato a determinati contesti sociali (dittature, fondamentalismi). Al contempo è verissimo: la possibilità di scelta è una cosa teoricamente fantastica, ma nella realtà quotidiana rischia di metterci in situazioni di impasse, anche piccoli, che tuttavia sommati finiscono per rallentarci e dunque minare la nostra produttività.
Decidere a che ora alzarsi, cosa mangiare per colazione, a quale attività o compito dedicarci per prima cosa la mattina, come organizzare il pranzo, se e quando andare in palestra, come impiegare il nostro weekend e via dicendo sono tutte piccole decisioni quotidiane che ci mettono di fronte a continue scelte.
Per arginare l’horror pleni quotidiano, che rischia di arenare ogni nostro tentativo di focalizzarci, un trucco è darci volontariamente dei limiti. Il concetto di limite suona pessimo, eppure se utilizzati consapevolmente i limiti, così come le abitudini, sono risorse enormi.
Per fare un esempio: abbiamo certo sperimentato tutti quanto diventiamo immediatamente più produttivi se siamo vicini a una deadline di consegna di un lavoro, mentre lo stesso lavoro sembra dilatarsi a dismisura se ‘abbiamo tempo’.
Secondo James Clear, esperto della scienza delle abitudini e di strategie di produttività, un ottimo punto di partenza è rimandare il più possibile la lettura delle mail al mattino. Lui suggerisce di guardarle dopo le 12, che per una buonissima parte di noi è fantascienza, però se non sono le 12 possiamo darci un limite orario diverso: magari aspettare di arrivare in ufficio? Oppure aspettare dopo colazione? O dopo essere andati a correre? L’importante è dare al nostro cervello un arco di tempo per carburare prima di riempirlo di stimoli a cui, bene o male, sentirà di dover rispondere.
Questo ci consente di dedicarci subito con piena energia alle attività più importanti e ai compiti creativi: se non frammentiamo la nostra attenzione in mille direzioni, facendoci distrarre da stimoli esterni (come appunto la lettura delle mail), potremo dare il meglio. “The single most important change you can make in your working habits is to switch to creative work first, reactive work second”, dice Mark McGuinness, autore di “Manage your Day-to-Day”.
In questo modo, possiamo concentrarci attivamente sulla nostra agenda anziché su quello che ci impongono gli stimoli esterni.
Lasciare il telefono in un’altra stanza o attivare l’opzione ‘non disturbare’ per un tot di ore è un altro trucco utile.
Invece di mantenere il cervello impegnato venti ore al giorno, proviamo ad autolimitarci, decidendo un certo punto in cui staccare: le ore di lavoro diventeranno immediatamente più produttive.
Ma i limiti costruttivi possono essere applicati a qualsivoglia ambito della nostra vita che siamo interessati a migliorare: alla dieta, escludendo alcuni gruppi di alimenti o escludendo di mangiare in determinate fasce orarie; oppure alle spese, decidendo ad esempio di fare acquisti extra solo nella prima settimana di ogni mese. E così via.
Illuminante è la storia di Clyde Beatty, domatore di tigri e leoni vissuto nella prima metà del ‘900 che è riuscito a non farsi mai uccidere sul campo. Come ha fatto? Utilizzando una sedia. Con una sedia parata davanti al volto, la tigre cerca di concentrarsi contemporaneamente su tutte e quattro le gambe della sedia, disperdendo la sua attenzione. Di fronte a quattro diverse opzioni che frammentano la sua attenzione, la tigre va in confusione e si blocca, anziché attaccare l’uomo che regge la sedia.
Spesso, le capacità per concentrarci le abbiamo, dobbiamo solo decidere dove indirizzarle tra le varie gambe delle molteplici sedie che ci troviamo puntate in faccia.