Come finanziare l’acquisizione di un nuova opera in un museo?
Dove reperire i fondi per il restauro di un affresco?
Domande pratiche a cui si deve trovare una risposta, sia per recuperare e restituire alla fruizione pubblica dei beni collettivi, sia perché attraverso la crescita dell’offerta si stimola anche una nuova domanda turistica.
Negli ultimi anni in molti hanno cercato una risposta nel crowdfunding, ovvero dalla raccolta di piccole cifre da una moltitudine di persone. Internet ha reso tutto ciò molto più esteso e capillare, ma in realtà questo stile di raccolta è da sempre molto diffuso nei paesi anglosassoni, in questo modo nel 1884 furono raccolti i fondi per il piedistallo della Statua della Libertà a New York.
Credo molto nel crowdfunding e credo che sia un fortissimo strumento di coinvolgimento della comunità in un progetto di interesse collettivo. Già molti altri che studiano il fenomeno come Ivana Pais (@ivanapais), o che utilizzano quotidianamente nella propria attività il crowdfunding come Marianna Martinoni (@MartinoniMarian) hanno più volte sottolineato alcuni limiti, spesso non dello strumento, ma di chi lo utilizza. In primis l’eccessiva diffusione di piattaforme, solo in Italia oltre 50, che non fanno che disperdere e confondere il potenziale donatore, ma anche l’assenza in molti casi di una precisa campagna di raccolta in cui il crowdfunding sia un mezzo per raggiungere uno scopo all’interno di una più vasta strategia di comunicazione e coinvolgimento dei donatori.
In ambito culturale esistono alcuni esempi di successo molto interessanti. Il più recente è la campagna “Conquistiamoci la Luna” promossa dal Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, per l’allestimento della nuova sezione spazio con l’esposizione di un frammento di roccia lunare portato sulla Terra dall’equipaggio dell’Apollo 17. La campagna di crowdfunding promossa su Rete del Dono, una delle piattaforme più attive per le raccolte di iniziative noprofit, ha contributo con circa 30.000€ su un obiettivo totale di 50.000€, il resto è stato raccolto da un mix di altri strumenti. Ciò che insegna “Conquistiamoci la Luna” è la necessità di pianificare attentamente la campagna, creando occasioni per invitare gli utenti a donare in momenti prestabiliti come a Natale o San Valentino con la campagna di comunicazione “Ti regalo la Luna” e lavorando molto per espandere la rete di potenziali donatori.
L’appeal di conquistare la Luna è assolutamente innegabile, ma di grandissimo successo è stata anche la campagna del Museo di Palazzo Madama a Torino per acquisire il “servizio D’Azeglio” un servizio di porcellane del 1700. In questo caso il crowdfunding ha raccolto 89.000€, 9.000€ oltre l’obiettivo, cifre molto importanti, considerando che il valore medio delle campagne di crowdfunding in Italia è di circa 5.000€. Fattore critico di successo anche in questo caso è stata la capacità di coinvolgere e comunicare ad una massa di potenziali donatori, coinvolgendoli nel progetto, aggiornandoli costantemente sull’andamento e promettendo ad ogni donatore una qualche forma di riconoscimento (reward-based crowdfunding). Insomma la massa indistinta è diventata una comunità appassionata al progetto, ma anche alle attività di Palazzo Madama, che oggi può contare su una rete molto ampia di sostenitori per i progetti futuri.
Per restaurare un affresco o mettere in sicurezza un monumento entrano in gioco cifre ancora più importanti , ma quando il gioco si fa duro… si cambiano le regole del gioco.
E’ ciò che ha fatto Ginger, Gestione Idee Geniali in Emilia Romagna che già dal nome dichiara la sua “anomalia”. In tempi di smaterializzazione, il crowdfunding di Ginger affonda le proprie radici nel territorio dell’Emilia Romagna, perché sono i cittadini, le comunità che si devono far promotori del recupero dei propri monumenti, dei simboli della propria identità.
Ed è proprio coinvolgendo la comunità, coinvolgendo i bolognesi che Ginger ha raccolto oltre 300.000€ per il recupero dei Portici di San Luca. E’ il caso di maggior successo in Italia di civic crowdfunding dove si sceglie di donare a favore di progetti di utilità collettiva. “Un passo per San Luca” questo il nome della campagna, ha avuto il grande merito di coinvolgere non una community digitale, ma la comunità vera e propria, ricercando il dialogo con le associazioni cittadine e costruendo quindi un grande progetto di riappropriazione della propria identità, che ha saputo portare alla festa finale lungo i 4 chilometri di portici oltre 70.000 persone. Credo sia questo il vero risultato, che va oltre alla cifra raccolta o ai 7.000 donatori finali.
In Italia sono moltissimi i beni che potrebbero essere destinatari di progetti di questo tipo. Perché se da una parte è fondamentale raccogliere i fondi per i restauri, dall’altra parte è altrettanto importante sviluppare “attenzione” intorno al bene, perché una volta recuperato possa essere vissuto e abbia una funzione turistica o culturale. Se invece si mira esclusivamente a restaurare il “guscio” tra dieci anni bisognerà intervenire di nuovo.
Penso allora al ruolo che potrebbero avere le grandi associazioni, FAI, Touring Club Italiano e Italia Nostra che potrebbero contribuire a recuperare, comunicare e rendere fruibile parte del nostro patrimonio collettivo. Il FAI già in parte lo fa, soprattutto sui propri luoghi, o promuovendo la campagna dei “Luoghi del Cuore” in cui non si fa crowdfunding, ma si raccolgono i fondi che poi saranno destinati ad alcuni luoghi anziché altri. Al contrario il Touring non si occupa di raccogliere i fondi, ma con i volontari per il patrimonio culturale apre quotidianamente sessanta luoghi di cultura in tutta Italia.
Mi sembra però che in tutto ciò manchi un pezzo, il coinvolgimento attivo delle comunità locali, che invece è il vero fattore di successo sia delle campagne di civic crowfunding sia della vita successiva del bene recuperato. Lavorare su quest’ultima parte potrebbe avere un impatto importante sul turismo.
I beni recuperati vivi di attività e iniziative sarebbero straordinari attrattori per i turisti che trovando una comunità attiva e dinamica, penso soprattutto ad alcuni piccoli borghi, tornerebbero a casa con una straordinaria esperienza da raccontare agli amici e da rivivere alla prima occasione. In questo modo è possibile tenere assieme il recupero dei luoghi, la crescita delle comunità e lo sviluppo dell’economia legata al turismo.