Decido di fare un giro sul blog di Beppe Grillo: mi collego e trovo i soliti Passaparola, rubriche chilometriche di sedicenti esperti del calibro (pesante) di Aldo Giannuli che non si legge nessuno; i soliti post in cui si spara a zero su tutti senza motivare e spiegare perché; e i soliti video dei portavoce in preda a manie di protagonismo, in eterno conflitto con il comico pensionabile.
Dovunque sul sito si invita ad andare a firmare per il referendum per uscire dall’euro, una chimera che Grillo e Casaleggio inseguono come il santo Graal ma che tanto non succederà mai: al massimo si potrà invitare il Parlamento a pensare ad una legge di iniziativa popolare, e sappiamo bene che i parlamentari italiani sono sensibili alle iniziative dei cittadini come un pilastro di cemento armato su cui soffia una leggera brezza. Ma vediamo dove sono i banchetti a Milano: non ce ne sono, quello più vicino è ad Affori.
Lasciamo perdere. Passiamo alla colonna di destra in cui vengono riprodotti illegalmente i contenuti rubati alle televisioni e ai giornali che Grillo e Casaleggio tanto odiano. Il primo è uno spezzone di Piazzapulita, quindi uno dei tanto bistrattati talkshow. Il secondo pure. Altre 2 clip vengono estratte dal Tg La7. Seguono i soliti video riciclati sull’alimento che cura il cancro, un’intervista esclusiva a Giovanni Di Bella (ancora? no!), un video della tv spagnola in cui viene menzionato il comico di Sant’Ilario, un articolo rubato a Repubblica sulla dipendenza causata dallo zucchero datato 28 dicembre 2008 e uno rubato a Punto Informatico sul down che ha coinvolto Facebook qualche giorno fa.
Questi contenuti vengono ospitati su Tzetze o su La Fucina, uno dei tanti siti con cui la Casaleggio Associati fa quello che fanno quasi tutti gli altri editori italiani con i loro giornali. Loro, però, almeno, i contenuti se li producono da soli, con le loro risorse e con i propri dipendenti. Il guru delle telecomunicazioni, invece, non è mica scemo: con una mano getta fango su giornali e tv e con l’altra gli ruba i contenuti, non deve pagare “inutili” redattori e in più ci ricava anche dei bei soldi farcendo blog e siti di banner, interstitial, preroll e altre fastidiose diavolerie pubblicitarie.
Basta, non ne posso più: riabilito le estensioni del mio browser che bloccano gli annunci pubblicitari che alimentano i ricavi della Casaleggio Associati srl, chiudo tutte le schede e inserisco tutti i siti della Casaleggio Associati in blacklist. Se la strategia di Rete era quella di farmi scappare da quei siti e di farmi passare la voglia di tornarci, complimenti alla Casaleggio Associati: obiettivo centrato in pieno!