Quando inizi a scrivere per un quotidiano — o per qualsiasi altra testata giornalistica che ti paghi — intorno ai venti-venticinque anni provi una bellissima sensazione, al di là di quanto ti arrivi in tasca e anche al di là di quando ti arrivi (già, “quando?”, una grande domanda la cui sovente irrisoluzione curiosamente fa meno indignare della sua controparte “quanto?”). È bello e strano, all’inizio, battere sui tasti e sapere che verrai pagato. “Mi pagano per scrivere”, pensi, “che persone strambe che sono questi editori”.
Se poi quel tuo scrivere diventa il tuo lavoro, però, quella sensazione si inverte presto nel suo contrario: una sorta di incubo ansiogeno che un po’ ti toglie il fiato. Ma non è un’ansia da accumulo, è un’ansia da privazione. Perché? Semplice, perché la riposta alla domanda “Ma quanto pagano i giornali?” è tutta dentro queste slide.
Qualche esempio? Per 4000 battute circa (più o meno un A4 in word) si passa dall’onorevole e giusto pagamento de Il Foglio, che pagherebbe 180 euro a 60 giorni, fino a La Repubblica, che per 5-6000 battute paga 30 euro o a Libero — massimo 50 euro — a Il Manifesto, che semplicemente non paga. Non è chiarissimo da che fonte vengano questi dati — anche se le slide sono intestate Ordine dei giornalisti — e nemmeno precisamente a che anno si riferiscano, ma, fidatevi, sono credibili.
Un consiglio, quindi: se avete vent’anni e volete fare i giornalisti avete ancora tempo per pensarci.