Bisogna sempre seguire un buon consiglio.
Ieri ho seguito il consiglio di una cara amica che ha un blog breakfast at lizzy’s, veramente delizioso, dato che tratta di dolci e dintorni, che quando ha saputo che avevo ricevuto un invito per Identità Golose mi ha detto che dovevo assolutamente andarci, perché lì si potevano incontrare tutte le nuove tendenze del food.
Curioso di natura ho subito approfittato dell’invito per andare a vedere un po’ quali sono queste nuove tendenze. Identità Golose per chi non lo sapesse – come me fino a poche ore fa – è infatti una kermesse, il termine fiera gli va un pò stretto, dove si alternano show cooking e convegni di grandi chef mentre il pubblico è composto in prevalenza da addetti ai lavori del mondo della ristorazione.
In realtà non ero mosso solo dalla curiosità (o dalla gola), volevo anche verificare il ruolo che l’enogastronomia può avere nella promozione del turismo e capire se gli attori del settore avevano percezione del proprio ruolo. Non è sicuramente una grande scoperta cogliere un legame tra enogastronomia e turismo, ma il fenomeno non è ancora molto analizzato ed i dati che si trovano derivano soprattutto da analisi campionarie.
Insomma si sa che esiste un legame, ma quanto è profondo? Sappiamo che solo il 7% (ISNART, 2013) dei turisti ha come principale motivazione al viaggio di compiere un’esperienza enogastronomica. Molto più interessante un altro dato, oltre il 40% dei turisti ha intenzione di compiere un’esperienza enogastronomica durante il proprio viaggio (ISNART, 2013). Sintetizzando: pochi sono quelli che viaggiano per fare un’esperienza culinaria, ma molti sono quelli che vogliono “mangiar bene” durante le proprie vacanze.
Stabilito che un legame esiste, cosa fare? Come utilizzare la leva del gusto per indirizzare le scelte turistiche? Interessante il caso della Regione Veneto che interviene come regione ospite a Identità Golose con un proprio stand dove oltre a promuovere le produzioni locali, dai formaggi ai grandi vini, offre anche delle brochure turistiche. Quest’ultime legate soprattutto alle strade dei vini, uno dei primi tentativi di promuovere a livello turistico un territorio sfruttando le peculiarità enogastronomiche. Non è molto ma già è qualcosa, nessuno a pochi giorni dall’inizio della BIT (Borsa Internazionale del Turismo) ha pensato di intrattenere i buyers stranieri mostrandogli il meglio della nostra cucina con le migliori materie prime e i migliori chef.L’impressione è che pur avendo capito in molti le potenzialità di una sinergia tra ristorazione d’eccellenza e promozione territoriale, siano in realtà in pochi ad aver iniziato a costruire progetti integrati. Interessante eccezione è data dal Gruppo Delicatessen che nel giro di pochi anni ha aperto a Milano quattro negozi e due ristoranti tutti rigorosamente di ispirazione altotesina dagli arredi, al menù, passando dalle materie prime alla cantina dei vini. Tutti i fornitori sono rigorosamente di Bolzano e dintorni ed in ogni negozio si ha l’impressione di essere catapultati in Alto Adige. È chiaro come il cliente in quel momento non stia comprando solo un bretzel o un calice di gewurztraminer, sta iniziando un viaggio verso quel territorio.
Non è un caso che oggi il Gruppo Delicatessen sia scelto da una nuova struttura alberghiera alto tesina per presentarsi sul mercato milanese, organizzando uno show cooking nel nuovo Eataly, altro tempio del rapporto tra cibo e territorio.
Ed è proprio del ruolo di questi ambasciatori del gusto, su cui varrebbe la pena concentrarsi in futuro per costruire azioni mirate di promozione del territorio italiano. Oggi nel mondo esiste un rete capillare di ambasciatori dell’Italia, sono i ristoranti che propongono le nostra cucina all’estero, creiamo una rete di eccellenza e attraverso quel canale promuoviamo la scoperta del territorio italiano.