Una volta si diceva che vincere un concorso pubblico fosse la panacea di ogni male, un bengodi per tutti gli italiani. Il sogno che, quasi, ogni mamma aveva per i propri figli. Ed in effetti per molti è stato così: il realizzarsi del desiderio di stabilità economica e sicurezza del posto (fisso) di lavoro.
Ed in effetti per molti è stato così, ma non per tutti. Per tanti(ssimi) altri invece il vincere un concorso, o classificarsi idonei che poi, per via degli scorrimenti delle graduatorie per i più svariati motivi, è spesso la stessa cosa, è stato l’inizio di un incubo. Un calvario che dura da anni, un tunnel buio di cui pare non si veda l’uscita.
Questa è la storia di oltre 80.000 ragazzi che hanno studiato, faticato, fatto sacrifici e vinto un concorso solo per poi ritrovarsi bloccati, anzi direi congelati, in un purgatorio da cui non riescono ad uscire.
Sono gli idonei di tantissimi concorsi pubblici che per effetto della Legge di Stabilità, che ha bloccato lo scorrimento delle graduatorie, sono da anni in attesa di conoscere il loro destino. Impossibilitati a pensare al domani, frustrati e comprensibilmente depressi da uno Stato che non tutela ne i diritti ne i talenti dei propri giovani.
Ieri a Roma si sono incontrati i rappresentanti delle varie realtà che compongono questo variegato mondo per chiedere a gran voce di essere ascoltati dalla politica, al grido di “Je suis idoneo”.
E qualcuno che siede negli scranni di Montecitorio ha recepito il messaggio, come il Deputato Dem Umberto Marroni, che già da tempo segue le vicende del “concorsone” romano, che si è fatto promotore di un azione di sensibilizzazione del Governo sulla questione sia con una lettera al Ministro Madia che con atti parlamentari.
E questo è già primo un passo, forse piccolo, ma sempre nella direzione giusta: cioè quella di restituire a questi giovani un futuro. Il loro, quello che si sono conquistati con il merito e le capacità.
Personalmente credo che oltre all’On. Marroni, ed agli altri parlamentari che ieri sono passati, in molti dovrebbero unirsi al coro di chi, come il sottoscritto ad esempio, chiede che il Governo dia una risposta certa (e subito) a questi ragazzi che chiedono solo di avere ciò che si sono conquistati da soli: la speranza di un futuro migliore.
Nulla più.