E alla fine “camouflage” fu. Lo scrivevamo qui su Linkiesta con Alessandro da Rold lo scorso 23 febbraio: “Da Expo smentiscono che ci siano in corso delle trattative con alcune aziende per coprire i ritardi con un effetto “camouflage”. Ma in realtà questa ipotesi sarebbe sul tavolo, in modo appunto da salvare la faccia – o meglio la facciata – nascondendo ai visitatori buchi, mancanze o lavori non finiti”.
L’albero della Vita – Fonte: Expo
Da Expo smentivano la circostanza, altre fonti vicine alla società invece la confermavano. Poi l’arrivo del bando e l’ufficialità: Expo ha bisogno di una ditta per «la posa in opera, degli “External exhibition elements”, degli allestimenti delle quinte di camouflage, nonché dell’installazione dell’arredo urbano del Sito Espositivo». Insomma è ufficiale, Expo ha bisogno di una operazione camouflage perché la “corsetta” (Renzi dixit) per arrivare pronti all’inaugurazione è qualcosa di più di una scampagnata in libera uscita.
L’importo posto a base di gara è pari ad euro € 2.685.200,00 e la gara si chiuderà il prossimo 26 marzo. D’altronde a guardare i video pubblicati da Expo girati sul cantiere con il drone per il progetto “Belvedere in Città”, lasciano spazio a pochi dubbi sul fatto che sia necessaria o meno una operazione camouflage.